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LEON regia di Luc Besson

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Invia una mail all'autore del commento Elly=)     8½ / 10  07/03/2012 20:31:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo un inizio adrenalinico, il film si sviluppa secondo i canoni tipici bressoniani: un alto grado di epinefrina e citazioni lungo tutto il percorso.

LEON: THE PROFESSIONAL è un film dal soggetto originale: una bimba abbandonata alla dura vita senza genitori viene cresciuta per un breve periodo da uno spietato assassino.
La bravura di Bresson sta nell'alternare scene crude con scene di alto livello psicologico, emotivo e sessuale. Leon è un uomo rude, spietato, uccide per soldi e va in perfetto contrasto con Mathilda che è una bambina dolce, pura, gentile, ma esiste un elemento che li accomuna: la furbizia.
Mathilda è sveglia e capisce ben presto che per guadagnarsi da vivere deve imparare prima a vivere: la vita di strada, illegale non è il mondo fantastico in cui viveva fino a qualche giorno prima e si impegna a diventare presto donna. Leon dall'altro versante ha come un senso di colpa, un sentimento che non capisce nei confronti della bambina, un senso affettivo, come se ora fosse suo dovere farle da padre, educarla e cercare di essere il più caro possibile.
Ben presto i caratteri dei personaggi cambiano, come sono cambiate le loro vite per confluire in un totale cambiamento che a piccoli passi li porterà a provare sentimenti che iniziano da un amore filiale per poi finire in sentimenti propri dell'istinto umano, dell'istinto sessuale.
Leon quando la bimba inizia a crescere e a diventar donna nasce in lui un nuovo modo di vederla, inizia a provare una certa attrattiva nei suoi confronti, ma sa che non la può toccare assolutamente. Dall'altro versante Mathilda che inizia a crescere, dall'infanzia passa alla preadolescenza, inizia a provare nuovi sentimenti, a sentire istinti che prima ignorava completamente. Inizia a sentire dentro di lei i primi sintomi della sessualità e prende un'infatuazione per Leon. Il loro è un rapporto che da perfetti sconosciuti si trasforma in una grande amicizia, per passare in un pericoloso momento d'amore profano che non si materializza, per poi tornare all'amicizia nel momento in cui i due capiscono che la fine potrebbe essere molto vicina.

Un cast eccezionale: abbiamo Gary Oldman, Jean Reno, ma quella che stupisce veramente è la giovanissima Natalie Portman. Un grandissimo talento, vicino all'imponente figura di Reno, che insieme vanno a formare una delle più belle coppie del cinema mai esistite. A dir poco sublime!

La relazione tra i due è la cosa più meravigliosa di questo film, ma come scordare la colonna sonora con sottofondo graziosi campanelli che suonano in contrasto con le scene d'azione, piene di spari e di tensione. Oppure scene indimenticabili come quella in cui Leon insegna alla ragazzina a uccidere un uomo o quella della dichiarazione al ragazzo prima di sparargli o ancora le scene con le citazioni:
- la scena culmine delle citazioni, cioè quella in cui Leon e Mathilda si travestono a turno da miti e devono indovinare il mito che l'altro imita (e i miti sono *******, Marilyn Monroo, Charlie Chaplin, Singin' in the rain, John Wayne,..)
- la scena con il noto riferimento a MacGuffin, nome usato da Mathilda in albergo ma anche il nome che Hitchcock utilizzò per la prima volta in PSYCO. Un nome che ha tutta una sua storia, un nome che doveva mostrare l'effetto che la sua pronuncia provocava sui personaggi, non aveva nessuna importanza in sè come oggetto, esso creava un effetto di movimento grazie a questo espediente nella trama ricollegato al ritmo e all'azione del film.