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PERCHE' QUELLE STRANE GOCCE DI SANGUE SUL CORPO DI JENNIFER? regia di Giuliano Carnimeo

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Alpagueur     6½ / 10  06/01/2021 16:12:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sette persone morte in sette giorni (compreso l'assassino). Un kill-count da brividi per "Il caso dell'iris insanguinato" ("The case of the bloody iris"), come è conosciuta oltreoceano questa pelllicola, interpretata dalla 'coppia d'oro' del genere giallo dell'epoca, Edwige Fenech e George Hilton, che erano apparsi di recente insieme nel capolavoro di Sergio Martino "Lo strano vizio della signora Wardh" (1970) e che presto sarebbero diventati coprotagonisti nell'ibrido giallo/esoterico "Tutti i colori del buio" (1972), dello stesso Martino. I due formano una bella coppia, per usare un eufemismo; anzi, fanno quasi sembrare sciatta Grace Kelly e Cary Grant in "Caccia al ladro" del 1955! Scherzi a parte, la storia qui riguarda un pazzoide che sta uccidendo le donne residenti in un lussuoso grattacielo genovese, dove si sono appena trasferite le modelle Jennifer (Edwige) e la sua coinquilina Marylin (Paola Quattrini). Questo killer mostra un po' di immaginazione, tuttavia, e non si affida solamente ad una bisturi per fare il suo 'lavoro': annega anche le sue vittime in una vasca da bagno e le scotta con vapore bollente! Molti sospetti vengono offerti allo spettatore: una vecchia signora che ama le storie dell'orrore, il figlio dalla faccia bruciata, la lesbica della porta accanto, il suo papà che suona il violino, lo stesso Hilton (l'architetto del grattacielo), l'ex maritino stalker di Edwige (Ben Carrà). Questa volta mi sono stupito di aver inchiodato il colpevole a metà strada, e di solito casco male a questi giochi di indovinelli. In ogni caso, il regista Giuliano Carnimeo ha girato il suo film in modo abbastanza diretto, con un po 'della 'stilistica' appariscente di Martino, e il tema musicale del compositore Bruno Nicolai è il più orecchiabile possibile. Tutto sommato, un giallo divertente, se non eccezionale, che nelle versioni d'oltralpe è ostacolato da un doppiaggio piuttosto scadente (i sottotitoli sarebbero stati molto più preferibili!). Edwige sempre straordinariamente bella. Nicolai sempre straordinariamente bravo (amo questo compositore, qui con lo score introduttivo fa un po' le prove generali per il suo capolavoro assoluto che arriverà appena 3 anni più tardi, i 'Red Cats' del film di Lenzi). C'è anche una scena souvenir che mi ha ricordato l'omicidio in pieno giorno in un luogo pubblico di "Tenebre" di Dario Argento, in cui la vittima di turno (Marylin) sorride all'assassino e lo saluta incontrandolo per strada (perchè lo conosceva) prima di venire da questo pugnalata in pancia, tra l'indifferenza dei passanti, così come John Saxon nel film di Argento. Certo il movente è un po' scadente e anche l'elemento di depistaggio (il registratore) non è molto originale, però mi è piaciuta l'interpretazione del killer da parte dell'attore (che anche in "Gatti rossi..." era stato fra i principali sospettati). Il titolo rimanda a un verso di un poema ossianico, tanto caro al commissario che indaga sui delitti (Giampiero Albertini). L'iris è un fiore simbolico che accomuna Jennifer e Adam nel loro passato misterioso e morboso (un po' come Julie Wardh e Jean/Ivan Rassimov ne "Lo strano vizio..."). Ah dimenticavo, il trauma infantile c'è (ed è molto toccante devo dire), ma non è quello dell'assassino! E come in ogni giallo che si rispetti, verrà rivelato solo nei minuti finali. Il soggetto e la sceneggiatura di questo film sono stati scritti dal vero prodigio dell'horror italiano Ernesto Gastaldi (basta fare clic sul suo nome e sfogliare la lunga lista di buoni horror che quest uomo ci ha consegnato) e, anche se a volte prende in prestito idee dal suo lavoro precedente, la sua sceneggiatura è molto originale e veramente scioccante. Il complesso edilizio è un ottimo scenario con le sue prospettive ideali per le riprese e gli omicidi sono intrigantemente sadici. Alcuni dei migliori registi horror italiani hanno realizzato film gialli indimenticabili, come Mario Bava, Lucio Fulci e Dario Argento, ma ci sono innumerevoli altre luci salienti là fuori che sono meno conosciute ma ugualmente imperdibili. E questa piccola gemma è sicuramente una di queste.