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LA LEGGENDA DEL PIANISTA SULL'OCEANO regia di Giuseppe Tornatore

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JOKER1926     7½ / 10  08/09/2014 02:51:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il suo nome nell'arte è impresso con delle grosse caratteristiche che lo rendono famoso e avvistabile, questo è ciò che crea l'icona di Tornatore.
Dai suoi film sono derivate critiche e lodi; lo stile è improntato sulla fastosità d'autore, nei sensi di una totalità di resa efficiente. Ma qualsiasi efficienza non potrà mai essere un qualcosa di finito e ingiudicabile, cioè lo stesso Giuseppe Tornatore alle volte si è fatto prendere da una foga violenta, alle volte tale cineasta è stato risucchiato nella sua scacchiera ideale.

"La leggenda del pianista sull'oceano", ad esempio, prende (prodigiosamente) solo l'essenza positiva della nostra prefazione trasformandosi in un grido armonioso e immenso di arte e di estetismo, questo del 1998 è un film che vive nel concetto e nell'idealità di andar a travolgere tutto e tutti portandosi sul tetto della potenza espressiva.
A dare un input decisivo e netto è il soggetto, Novecento, l'attrazione da parte di chi osserva inizia a lievitare.
Tornatore pianifica il suo disegno cinematografico su una voce narrante fra il commerciale e l'utopico (la favola) e a conti fatti porta gli apprezzamenti a casa.

La macchinazione che rende indimenticato "La leggenda del pianista sull'oceano"

Parliamo di una produzione in pieno regime del regista, lo stile è debordante e lussuoso; la sceneggiatura, più della stessa trama, produce una catena pesante di ormoni che implodono lungo un tragitto lunghissimo, le tre ore di film volano via in modo piacevole, con eufonia.

Tim Roth nei panni di Novecento detta tutti i tempi e erige la sua immagine a roccaforte della passione. Non mancano sequenze di epica contemporanea come il duello al piano ove la musica e un montaggio frenetico e studiato mandano in estasi qualsiasi essere vivente dotato di intelletto e sangue.

"La leggenda del pianista dell'oceano" già dalla sua etichetta (il titolo) parte per sbalordire e riesce a farlo lacerando il tempo e allungando (anche con sana retorica) le fasi nevralgiche del prodotto. La poesia dovrebbe essere condotta alla sintesi ma con Tornatore facciamo una sublime eccezione, nel nome di un'arte megalomane ma micidiale.
Il film del 1998 finisce nei meandri della magnificenza, scappano emozioni e resta la convinzione, Tornatore è stato ai livelli di Sergio Leone.