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LA LEGGENDA DEL PIANISTA SULL'OCEANO regia di Giuseppe Tornatore

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kafka62     6½ / 10  25/03/2018 17:53:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La differenza che salta immediatamente agli occhi tra "Novecento" di Baricco e "La leggenda del pianista sull'oceano" di Tornatore risiede soprattutto nella diversa lunghezza e nel differente climax; entrambi – lunghezza e climax – conseguenza del particolare mezzo narrativo utilizzato. Mentre il monologo teatrale permette a Baricco di essere veloce, brillante, surreale e grottesco, l'affabulazione cinematografica in forma di flashback (che presenta più di una somiglianza con "Forrest Gump") dà al film un andamento lento ed elaborato, oltre che un tono elegiaco e sentimentale. Tono che, beninteso, va del tutto a genio al regista italiano, che qui ritrova dopo tanto tempo (nonostante alcune sequenze che si potrebbero tranquillamente sforbiciare: l'intera parte dell'innamoramento, ad esempio) l'ottima vena di "Nuovo Cinema Paradiso". E nonostante la libertà presa nei confronti del testo di origine, Tornatore riesce a restituire magnificamente sullo schermo quella geniale metafora dell'uomo contemporaneo, a metà strada tra Kafka e Buster Keaton, che è il personaggio di Novecento, interpretato da un Tim Roth perfetto nella parte, con il suo sguardo ironico e triste e la sua figura da uomo qualunque.
L'altro perno del film, la musica, riesce ad assolvere più che dignitosamente al suo scopo, e non era facile visto che si parla di un pianista che suona il suo strumento come nessun altro al mondo (qui il pensiero corre a un altro personaggio letterario, il geniale ma sconosciuto musicista de "Le voci del mondo" di Schneider). Morricone, oltre al melodico tema conduttore del film, costruisce un affascinante tessuto sonoro il quale, arricchito con vivaci jazz d'epoca, contribuisce a creare un'atmosfera incantata e sognante, che ora si accende nell'epica sfida con l'insuperabile inventore del jazz ora si distende nell'emozionante arrivo del Virginian al porto di New York. Citazione d'obbligo: il dolly che, partendo dal fondo della sala da ballo, arriva ad inquadrare il volto del trombettista Max rigato dalle lacrime è un omaggio all'Hitchcock di "Giovane e innocente".