Jolly Roger 8½ / 10 06/05/2020 01:19:38 » Rispondi Wow! Faccio ammenda. Mi sono approcciato a questo film pensando di vedere qualcosa di trash all'ennesima potenza. Noi tutti sappiamo (soprattutto noi quarantenni o giù di lì) quanto Rambo abbia condizionato la nostra crescita umana. Il primo film, First Blood, è un capolavoro, è storia del Cinema. Rambo 2 La Vendetta e Rambo 3, al contrario, sono tra i peggiori sequel della storia del Cinema. Un po' sciocchi, completamente inverosimili, intrisi di propaganda reaganiana all'ennesima potenza: gli USA, il Bene assoluto, contro Vietnam, o URSS, potenze comuniste del Male. Rambo 2 non è nemmeno malissimo come ambientazione e come ritmo di azione – ma la sua totale inverosimiglianza lo rende poco credibile, come la cartapesta. Mi aspettavo un quarto capitolo ancora peggiore! E invece… John Rambo spacca. Stallone conferisce al personaggio un'umanità impressionante: una carcassa appesantita dal rancore, un soldato, un carnefice a comando che nel contempo è vittima di un mondo che ha stuprato i suoi ideali prendendolo in giro, un cane solo, abbandonato, che ha buttato via la propria vita, un cane randagio che si è reso conto di essere stato un cane al guinzaglio dei potenti, una pedina di un gioco tanto grande che nemmeno riesce a spiegarselo, se non con il fatto che l'uomo, per sua natura, è portato alla violenza, come gli animali. Un personaggio decaduto, perso nella splendida e grezza natura thailandese, in mezzo a serpenti velenosi che cattura per lavoro (da notare, la completa inumanità del personaggio: homo homini lupus, Rambo, un ex predatore di umani, ancora oggi cattura altri predatori pericolosi – i cobra - per mestiere). A questo personaggio che odia l'umanità, viene offerta la possibilità di dare qualcosa a qualcuno, senza avere niente in cambio. Di donare tempo ed energie agli altri. E lui lo farà. Ma a modo suo.
John Rambo è un film che ti tiene incollato dall'inizio alla fine. Rambo è un personaggio drammatico e tragico, dentro cui finiamo per immedesimarci tutti: ci trascina con lui, e più lui viene catturato dalla causa della libertà e della lotta contro l'oppressione, più ci sentiamo catturati anche noi attraverso di lui, in un crescendo di suspense e di nervosa aspettativa, che sfocerà in un grand guignol di violenza pura, seguendo lo schema di un film di Tarantino ma con un'iconografia splatter così violenta che al confronto gli altri Rambo sono delle favole per bambini. E il film si mantiene credibile per tutta la sua durata, anche nei contenuti. Intendiamoci, io dico "credibile". Non aggiungo la mia voce a chi dice che il film tratta la triste condizione delle popolazioni della Birmania, oppresse dal regime. Non lo faccio, in primo luogo perché non conosco bene la storia del popolo birmano - e non mi va di sparare a zero su cose che non conosco, come tipicamente ormai fanno tutti sui social network, improvvisandosi storici, sociologi, opinionisti e tuttologi del ca.zzo. Ma, soprattutto, in secondo luogo, perché ho imparato a dubitare della "umanità" delle cellule militari rurali, di tutti i cosiddetti "fronti di liberazione nazionale" che, una volta distrutto il potere costituito e stappato il tappo della bottiglia, hanno in realtà fatto molto peggio dei regimi tirannici e dittatoriali contro cui questi "fronti per la liberazione" si ribellavano, combinandone di cotte e di crude. Tipo i ribelli in Siria, che hanno distrutto le cose più belle di uno dei Paesi più belli del Mondo. O, ancora peggio, i ribelli della Libia. Togli il tappo e gli scarafaggi vanno al potere. E l'ordine lascia il posto al caos e alla distruzione. Ma vogliamo parlare degli Afghani che Rambo 3 aiutava a ribellarsi contro l'URSS? Piccoli Talebani che crescevano. E tali si sono rivelati. Vogliamo finire con l'ISIS in IRAQ? E perchè non citare la peggior mostruosità che il genere umano abbia prodotto...gli eserciti di liberazione nazionale in Cambogia, proprio lì vicino allla Birmania, ovvero i cosiddetti KHMER Rossi? Che, seppur partendo da inopinabili condizioni di poverà e sopraffazione, hanno totalmente distrutto l'umanità, dissolvendo l'istituzione della famiglia e causando un genocidio senza precedenti, peggio di qualsiasi cosa abbiano fatto i nazisti e la dittatura comunista?
Insomma, l'unico enorme difetto di Rambo 4 è la PRETESTUOSITA'. Una causa umana, magari per certi versi giusta, ma per altri forse no, è stata usata come pretesto per girare un film di violenza propagandistica, dove i ribelli Buoni combattono contro l'esercito dei militari Cattivi, quando invece la realtà assume sfaccettature molto diverse e molto complesse – non certo uno scontro fra buoni e cattivi. In cui, peraltro, anche volendo sintetizzare all'estremo, i ribelli non sono per forza i buoni, ma forse son anche peggiori degli altri. Insomma, Stallone ha fatto girare il mappamondo, cercando tra i vari continenti una situazione di guerra civile ancora attiva e poco conosciuta, da usare come tavola su cui imbandire una storia con connotati verosimili, ma in realtà falsi e pretestuosi, col fine di poter giustificare un bagno di sangue senza precedenti nella saga. Ma va beh. Voglio essere buono. Facciamo finta che tutto questo film si svolga in un luogo immaginario e non in Birmania.
Oltre a tutti gl iaspetti positivi sottolineati prima, cìè anche qualcosa che mi ha commosso profondamente.
DUE SCENE: La prima, Rambo, in preda ad un incubo, viene svegliato dal prete, che lo chiama. Rambo si desta, il viso bagnato dalla pioggia. Immensa citazione del primo film, di Rambo, quando Rambo si desta sentendo la voce di Trautman che lo chiama. Capopattuglia chiama Corvo! Malinconia, brutta bestia.
La seconda: il finale, la lunga camminata verso il ranch, verso casa. Dopo 26 ANNI. 26 anni dopo Rambo. Un lungo viaggio verso il Vietnam e tutto ciò che ne è conseguito. Tutta la saga si è accompaganta alle note di "it's a long road…when you're on your own…and it hurts when they tear your dreams apart" E' una lunga strada. Ma Rambo, finalmente, ha percorso questa strada interamente, fino in fondo. Non è per niente scelta a caso l'ultima scena di Rambo 4: una lunga strada. Rambo la percorre lentamente. Torna verso caso, verso il padre. È vestito come nel primo film. Ha uno zaino militare, con scritto "John Rambo".
Finalmente.
Quanta malinconia mi ha messo questo finale.
Mi ha fatto piangere, come se fossi un bambino. Forse perché ero bambino, quando vedevo, per la prima volta, Rambo tornato dal Vietnam, nel 1982. Sono fermamente convinto che Stallone abbia ideato questa scena per creare una riconciliazione con il passato. Il ritorno a casa di un Ulisse, dopo le mille avventure, un ritorno che si era però infranto contro la piccolezza umana dello sceriffo Will Teasle. Un abbraccio con il proprio padre avrebbe forse rappresentato la naturale fine di John Rambo. Ma ciò non accade. Secondo me, Stallone, dopo aver finito di girare questo film, si è reso conto di aver realizzato un sequel estremamente fic.o. Forse lo dubitava quando ha impugnato la macchina da presa, ma poi si è convinto lui stesso: John Rambo, contro ogni previsione, è talmente uscito bene che può persino ributtare la saga in avanti e fungere da trampolino per un ulteriore capitolo. E di fatto così è stato. John Rambo è stato il Reboot.
Voglio infine dire due cose su Stallone. Come attore, è invecchiato molto male. Fisicamente è diversissimo da ciò che era in gioventù. E' cadente, sgraziato. E la faccia (forse a causa delle plastiche facciali) ha perso molto nell'espressività. Tuttavia, in questo film riesce ad essere credibile – anche se vien da piangere pensando al magro e atletico soldato dei primi film. Una speciale menzione all'attrice protagonista femminile, Julie Benz. Bellissima donna, ma soprattutto bravissima attrice, umana e credibile, straordinariamente emozionante. Ottima fotografia, ottima ambientazine, ottima colonna sonora, ottimo ritmo.