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INTO THE WILD regia di Sean Penn

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marco86     5 / 10  15/07/2012 20:44:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
film incredibilmente sopravvalutato, e non capisco bene il perchè.
i personaggi comprimari (il padre su tutti) sono stereotipati al massimo; la (bella) colonna sonora è ridondante; i messaggi morali che emergono, sono banali ed esplicitati da perle tipo "se vuoi davvero una cosa, allunga la mano e prendila".
vabbè.

comunque, per come la vedo io, il film non è tanto un elogio della libertà, della Natura ecc. o, perlomeno, non è solo questo.
il protagonista, è vero che ricerca un contatto simbiotico con la Natura, decidendo di uscire dalla società civile (causando un irreparabile dolore nei familiari, senza minimamente curarsene), ma è anche vero che, in punto di morte, si "redime".
mentre, qualche scena prima, spiegava che Dio ha messo la felicità dappertutto, anche nella solitudine, si ritrova, alla fine, a dire che la felicità è vera solo quando condivisa. un pò come a dire: "ops, mi sono sbagliato".
in altre parole, la vera molla che lo spinge a fare la vita che fa, non è tanto la voglia di perdersi nella Natura e vivere come un selvaggio, ma la voglia di fuggire dalla sua vita, specie dal padre.

ah, un'ultima riflessione, che generalmente suscita l'interesse erotico delle ragazzine, quindi la scrivo.
il protagonista m'ha fatto venire in mente l'islandese di Leopardi.
il nostro Alex, ama la Natura, la considera come una madre protettrice, ma alla fine viene da essa ucciso senza pietà. l'islandese, al contrario, teme la natura, e tenta di fuggirle. ma viene lo stesso da essa ucciso senza pietà.
la morale è: non importa che tu sia un americano viziato e cazzaro o un islandese saggio e previdente: la Natura, alla fine, t'ammazza lo stesso.
Invia una mail all'autore del commento thohà  15/07/2012 21:55:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bwahahah, quindi non c'è modo di salvarsi.
Fantastico. Io volevo andare a vivere in Amazzonia. Non c'è salvezza, quindi?
marco86  15/07/2012 22:20:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
la vita
è una malattia sessualmente trasmessa
con un tasso di mortalità del 100%.
Niko.g  16/07/2012 01:03:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
o semplicemente "è l'infanzia della nostra immortalità",
come disse Goethe durante l'infanzia.
Invia una mail all'autore del commento thohà  16/07/2012 12:49:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questa è bella. La riciclo subito.
Invia una mail all'autore del commento PAOLUCCIA  17/07/2012 12:19:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In medio stat virtus.

Con il triste epilogo del protagonista, Penn vuole suggerirci che la vera felicità risiede nell'equilibrio tra civiltà e barbarie, che è prima di tutto la combinazione proiettata di un equilibrio interiore.

Ci si può sentire soli stando in gruppo e avendo una famiglia (che qui, ti ricordo, non manifesta il suo amore. Anzi, contribuisce a coltivare in Chris il senso di non appartenenza e la mancanza di radici). Ci si può sentire in totale beatitudine sguazzando nell'oceano con i pesci e acchiappando farfalle con la retina.
Ma la pace e l’armonia dei sensi si ottengono da una consapevolezza (per citare qualcuno) raggiunta seguendo la propria strada e non quella imposta da altri.
Il sistema capitalistico non ha fornito a Chris le risposte che cercava, 
tant’è che ha dovuto trovarle nell’habitat primitivo (a caro prezzo).
E scoprire che stava meglio quando stava peggio.
Perché è solo l’esperienza che forma le nostre identità.
Se non indaghi, se non procedi per tentativi, se non ti spingi al di là dei margini precostituiti, non otterrai mai la verità... Che non è la verità assoluta, ma la TUA.
Condurrai un’esistenza fatta di dubbi ed incertezze, e di false credenze (auto)indotte.
Allora è meglio adattarsi a priori e vivere ad occhi chiusi la vita che ti è capitata, in balìa degli eventi, o sfruttare il libero arbitrio per appurare che la tua condizione non è solo frutto del caso, ma è ciò che desideri realmente?

C’è chi si accontenta rimanendo nell’ombra,
e chi preferisce correre dei rischi, pur di vedere la luce
(emblematica la sequenza finale).
Non sempre finisce male.

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marco86  18/07/2012 14:12:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
non mi sembra un discorso contrastante con quanto ho scritto io...
puntualizzavo solo sul fatto che la maggior parte degli spettatori, considera il film un inno alla Natura, alla Libertà ecc. in realtà, il film lo è solo in parte, dato che 1) finisce malissimo per tutti i personaggi e 2) lo stesso Alex cambia idea in punto di morte.

poi son d'accordo che bisogna cercare la propria strada ecc. ecc.
Alex, alla fine, muore con la faccia da beato. quindi, probabilmente, aveva raggiunto quella "consapevolezza" che citi.