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HARRY POTTER E IL PRIGIONIERO DI AZKABAN regia di Alfonso Cuarón

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Dom Cobb     8 / 10  23/10/2013 23:36:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il terzo anno ad Hogwarts è funestato da un inquietante evento: l'assassino Sirius Black è evaso di prigione, fermamente intenzionato ad uccidere Harry Potter. L'ormai tredicenne maghetto si prepara ad affrontarlo come può, ma inganni, equivoci e sconvolgenti rivelazioni sono dietro l'angolo...
Dopo essersi fatto carico della trasposizione dei primi due volumi della saga, il regista Chris Columbus sceglie saggiamente di farsi da parte e cedere il posto a un valido sostituto, il messicano Alfonso Cuaròn. Si inaugura così una tendenza che caratterizza gli episodi centrali della serie, ossia quella del cambio di regia ad ogni episodio; come poi si vedrà, ogni sostituzione si accompagna a una radicale variazione di tono e di stile, ognuno con il tocco personale del regista scelto, ma inesorabilmente virati sempre più verso il dark (cosa che rispecchia anche l'andazzo della controparte letteraria).
In altre parole, il regista di questo terzo episodio è un altro, e si vede: a beneficiarne sono sia l'impianto visivo che quello narrativo. Partendo dal primo, si nota un netto stacco dalle atmosfere fiabesche e quasi bambinesche dei film precedenti, con una fotografia tetra, scenografie gotiche e sequenze ambientate di notte o con nubi o in ambienti chiusi a farla da padrone; queste caratteristiche vanno di pari passo con l'approccio più intimistico ed introspettivo (si fa per dire) che la vicenda va assumendo. In effetti, questo è il primo episodio che mi sento di sconsigliare a un pubblico molto giovane, la vista di spiriti ammantati neanche fossero dei Nazgul e uomini che si trasformano in lupi potrebbe alquanto impressionarli. Per quanto riguarda la narrazione, essa giova di un ritmo decisamente più fluido e brioso, meno lento e macchinoso,


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e di una sceneggiatura che inizia già a mostrare un certo potenziale a livello di maturità. Certo, forse, nella fretta di far entrare tutta la storia in due ore di pellicola, qualche buco logico che renderà alcuni aspetti della trama incomprensibili per chi non ha letto il libro c'è


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ma almeno sono i personaggi, non gli ingranaggi della storia ad avere la precedenza.
Inoltre, Cuaròn si dimostra abile a dirigere il traffico non solo nell'ambito delle scene spettacolari e degli ottimi effetti speciali, ma anche con gli attori: sebbene il protagonista denoti una lieve carenza di espressività, per il resto il cast se la cava egregiamente. Da menzionare sono lo strepitoso Gary Oldman nel ruolo del prigioniero del titolo e l'ambiguo David Thewlis, che dona al suo Professor Lupin un tocco di carisma in più di quello già insito nel personaggio stesso.
L'unico neo è costituito dalla colonna sonora: qui, come nel secondo prequel di Guerre Stellari, troviamo un John Williams al suo peggio, autore di composizioni caratterizzate da melodie ed orchestrazioni assolutamente inadeguate.


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In conclusione, un seguito decisamente all'altezza, più maturo e serio, di sicuro superiore al precedente episodio ed in grado di rivaleggiare con il capostipite (cosa sorprendente, vista soprattutto l'assenza dell'elemento novità).