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ANGELI RIBELLI regia di Aisling Walsh

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     4½ / 10  10/02/2007 23:12:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tutto apparentemente al posto giusto, in questo film. Una variante del "Madgalene" di Mullan, citando Vigo e Pagnol (mica fronzoli) o magari "l'attimo fuggente" di Weir.
Già che ci siamo, perchè non commemorare la Spagna anti-Franchista che vorrebbe fare il verso a "terra e libertà" di Loach, invero ricorda le cartoline liebig di casa nostra, o certi orridi tascabili d'appendice?
Ma visto che Magdalene (siamo in Irlanda perdio) si avvale di diverse imitazioni ecco un'altro atto d'accusa contro un sistema repressivo (assai tardivo direi) e ovviamente contro la Chiesa nelle sue istituzioni.
Se Walsh sembra imbarazzato qauanto l'Osservatore Romano davanti alle colpe dei preti pedofili, immaginiamo cosa significa dire che i correzionali sono stati chiusi nel 1984... evviva ci siamo tolti un peso

Il regista non ha certo la rabbia di Mullan e risolve il tutto con un paternalismo diplomatico nei confronti dell'istituzione religiosa.

C'è pero' quel non-so-che-di liberale quando fa il suo ingresso un laico di (udite udite) estrazione marxista e dal nome letterario (franklin ma non Benjamin): per quanto il film sia crudo e quasi gratuito nella sua inequivocabile coercizione (gragnole corporali comprese) l'atteggiamento del regista sembra volersi unicamente liberare delle "mele marce" del sistema - come il personaggio di A. Quinn del resto - lasciando fra l'altro - e tutto questo è INACCETTABILE - un'ignobile riserva pietistica nei riguardi del secondo aguzzino, un parroco che abusa sessualmente dei ragazzini (è l'attore di una nota serie tv).

Il personaggio di Franklin non convince, specialemente quando ecumenizza e indottrina come e peggio del clero che tanto vorrebbe sconfessare e combattere (giustamente) e in tutto il film si respira un'aria elegiaco-moralista che gioca con la durezza implacabile e scandalosa del Sistema Istituzionale.
E' questo un ricatto emotivo verso lo spettatore.
Probabilmente a Cannes serviva un film come questo come antidoto alla dissacrazione (artificiosa, costruita e, diciamolo, imbarazzante) dell'Almodovar quasi ai minimi storici ("La mala education") che guardacaso affronta gli stessi temi.

Siamo, poi, al classico degli stereotipi: il professore bonario che insegna in una scuola-prigione-lager e ivi dimentica il suo passato di rivoluzionario )o l'amata eroina uccisa dal Regime Franchista sic).

Cito come unico momento plausibile quel Muro abbattuto nel finale, a sancire le speranze nell'Irlanda anche di oggi.

La realtà di un sogno vale piu' che combatterla? Forse.

Per Walsh pero' il lume letterario istituzionalizza il monolitismo culturale sulla classica "pecorella smarrita che ritrova D.io, e poco gli importa di raccontare le privazioni sociali dei ragazzi semmai serve a trasformare l'ex rebel without a cause Quinn ("Amare con rabbia" chi lo ricorda?) in un "Santino" Irlandese.

Emblematico il personaggio del ragazzino piu' ribelle, che non si tenta nemmeno di recuperare, lasciato al suo inesorabile destino (e alla natura del suo inganno)

Un film, dunque, dignitosamente ben scritto e ben realizzato, ma da evitare come la peste: con un senso di raccapriccio quando - dopo l'esilio dei carnefici e un ragazzo morto seppellito con sconcertante cinismo - tutto torna a splendere nel migliore dei modi.
L'onore è salvo, andiamo in pace.

Rendiamo grazie a ...