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I DIARI DELLA MOTOCICLETTA regia di Walter Salles

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JoJo     7 / 10  10/06/2004 01:18:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ernesto "El Fuser" Guevara de la Serna e Alberto Granado, due giovani benestanti di Buenos Aires, decidono, come ultima follia prima di "mettere la testa a posto", di girarsi in motocicletta il continente sudamericano. Durante il viaggio, essi prendono progressivamente coscienza, soprattutto dopo essere giunti in Perù, dell'immiserimento portato dallo sfruttamento capitalista nella regione, e questo contatto brutale con la miseria li fa crescere, li fa cambiare, li fa maturare. Se Ernesto ed Alberto non portassero i cognomi di Guevara e Granado, non ci sarebbe molto da eccepire su questo film, ma Salles si trova ad avere a che fare con uno degli elementi più ingombranti possibili immaginabili. E' il grande problema che deve affrontare chiunque racconti la prima giovinezza di una delle più grandi personalità della storia del XX secolo: questo film difatti si pone l'arduo compito di descrivere il "Che" prima che diventasse tale; un po' come provare a raccontare Mussolini prima che diventasse il "Duce", o Hitler prima che diventasse il "Fuhrer".
Sebbene la cosa non pare riuscire completamente, Salles fa del suo meglio, e sforna questo film nel quale l'ideologia comunista che caratterizzerà il "Che" affiora appena, mentre Ernesto viene rappresentato per quello che probabimente, e molto più semplicemente, era: nè un eroe, nè una persona straordinaria, ma semplicemente un giovane idealista.
Da questo punto di vista, dunque, il regista riesce, anche se non completamente, in gran parte a raggiungere il suo obiettivo.
Dal punto di vista più tecnico, comunque, è molto buona la scelta dell'impostazione documentaristica (e qui spunta fuori lo zampino di Gianni Minà) per quanto riguarda la fotografia e la colonna sonora, mentre gli attori sono poco più che passabili (soprattutto Bernal risulta poco brillante).
Grazie alla scelta del documentario, comunque, quest'opera di Salles riesce a destreggiarsi bene di fronte ai grandi ostacoli posti dalla realizzazione del film, fornendo un lavoro che, dopotutto, è da vedere.