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I DIARI DELLA MOTOCICLETTA regia di Walter Salles

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frine2     7½ / 10  05/04/2006 01:27:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non è vero che il film non sia politico. Lo è.
Ma non è questo il punto.
Il nocciolo del problema è comprendere come possa essere interpretata la figura di un grande rivoluzionario nell'America Latina, dove il Cattolicesimo si è innestato (talora con la violenza) su un retaggio di antichissime credenze religiose, largamente sopravvissute fra il popolo.
Il giovane Ernesto Guevara, sognatore e idealista, è un 'mistico' per natura. Il suo viaggio iniziatico (solo in parte compreso dall'amico Alberto) lo porta a contatto con un'umanità sofferente, misera, sfruttata. Il dolore della gente condurrà Ernesto lungo un percorso che gli permetterà di capire il senso della sua vita (o vogliamo dire della sua 'missione'?), e poco importa se egli diverrà un 'teologo della liberazione' o un marxista.
Comunque sia, il protagonista è un 'santo', e compie miracoli. Guarisce persone ritenute incurabili, e, sebbene asmatico, attraversa un fiume a nuoto, di notte, da solo, per raggiumngere le persone cui ha deciso di dedicare la sua vita. Non solo: il giovane taumaturgo è già in grado di fare proseliti e suscitare conversioni.
Un paesaggio meraviglioso, quasi sovrumano, accompagna Ernesto nel suo viaggio verso la presa di coscienza di sé.
Ma non aspettiamoci un'analisi razionale delle dinamiche psicologiche che faranno di Ernesto "il Che". Il film è "realismo magico", come nella milgliore tradizione letteraria sudamericana.