caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

ONORA IL PADRE E LA MADRE regia di Sidney Lumet

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Marco Iafrate     8 / 10  13/06/2008 22:09:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film si intitolava "La parola ai giurati" l'anno era il 1957, il film si intitola "Onora il padre e la madre" l'anno è il 2007; è racchiusa tra questi due film e tra questo incredibile lasso di tempo, mezzo secolo, la carriera di Sidney Lumet, capace ad ottantaquattro anni suonati di confezionare un grandissimo film.
Alla base della storia in perfetto stile tragedia greca o dramma Shakespeariano come preferite, c'è però una cosa molto più semplice e più conforme ai nostri tempi: la sete di denaro, un'ossessione che riesce a stravolgere addirittura quelli che dovrebbero essere i valori sacrosanti di ogni essere umano, quelli della famiglia. Come può il virus del sangue e della violenza penetrare nei rapporti tra fratelli, tra genitori e figli, tra un padre ed un figlio? possono la puerile speranza di migliorare la propria vita sognando di fuggire verso oasi lontane (Andy) o la semplice illusione del guadagno facile sufficiente a dare una svolta alla propria (grama) esistenza (Hank), tradire il quarto comandamento?.
Partorire l'idea di svaligiare la gioielleria degli anziani genitori, studiando un piano quasi imbarazzante per la sua semplicità (una pistola giocattolo, un pò di spavento all'anziana commessa ed i soldi andrebbero a finire nelle tasche dei bravi fratellini) è già di per se il trionfo della mediocrità e dell'immoralità, se poi le cose si mettono male (il destino aborrisce le certezze) la mediocrità e l'immoralità si trasformano in follia, in abiezione totale, sconvolgente.
Figura predominante dell'intera pellicola è il fratello maggiore Andy (un bravissimo Philip Seymur Hoffman) personaggio inquieto, drogato nonostante il contesto sociale e professionale, costretto all'interno di un involucro che non è il suo, il rifiuto del proprio io, ma dotato di una personalità capace di sottomettere quella di un fratello troppo modesto per contrastarla.
Bravissimo Lumet a dare corpo ad un thriller psicologico di grande spessore, costruito anche attraverso l'impianto narrativo del flahback, molto sfruttato ultimamente ma sempre molto affascinante, perfette le scene in soggettiva, ottime le interpretazioni, dove oltre al già citato Hoffman fa un'ottima figura Albert Finney nel ruolo del padre soprattutto grazie alla bellissima scena finale.
Un applauso sincero al venerando regista con la speranza e l'augurio che nonostante l'età possa regalarci ancora qualcosa di veramente bello da vedere.