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IRINA PALM regia di Sam Garbarski

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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67     7½ / 10  24/05/2010 01:29:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si ride poco, ci si commuove molto, si riflette tantissimo.
Alla faccia del trailer italiano che ce lo ha spacciato per un film brillante, tutto da ridere...
Anzitutto NON E' un film inglese, ma belga. Anzi, è una co-produzione nord-mittel-europea con un regista dalla nazionalità belga.
Questa precisazione va fatta perché l'impianto generale del film risente di una certa impostazione "continentale": manca, infatti, lo humor nero tipicamente inglese; anzi, manca proprio lo humor: "Irina Palm" è un film serio, serissimo anche se lieve come una piuma. E proprio in questo ossimoro sta la sua grandezza.
Il regista ci pone un interrogativo molto profondo: fino a dove ci si può spingere per i propri affetti? In particolare, cosa significa essere genitori e fin dove ci si può spingere per i propri figli? E poi, l'interrogativo di sempre, almeno da 2000 anni a questa parte: "Chi è il senza peccato che può scagliare la prima pietra"? I moralisti "à la Ratzinger" mi risponderanno che scegliendo quella frase evangelica e decontestualizzandola si giustifica tutto il relativismo morale che infesta questo mondo alla deriva più totale... Un fulgido esempio lo abbiamo anche qui, nel commento di tale Alessioscoop (è proprio vero che i più crudeli sono i più religiosi... alla larga!), ma, aldilà di queste note di colore, il vero interrogativo che il film ci pone è sulla nostra società, su cosa ci inculca e su quali sono i suoi valori. Money, money, money: se li hai puoi salvare un bambino affetto da una malattia rara, altrimenti crepa. Forse i militanti del cosiddetto "diritto alla vita" dovrebbero occuparsi proprio di questo invece che difendere embrioni che neanche la Natura ha deciso se far sviluppare o meno! Ma andar contro la società dei consumi significherebbe il vero martirio e allora è meglio andar giù col moralismo che poco costa e tanto fa belli. Proprio come le ipocrite "amiche" di Maggie: a toglierle il saluto sarà proprio l'ex-amante del marito defunto!!! A proposito di pietre da scagliare e di put**ne...
Garbarsky tratta la materia con incredibile delicatezza ed equilibrio, la Faithfull (grandiosa) tratteggia un personaggio fiero e dimesso al contempo, ma non per questo coraggioso e determinato. L'iniziale rivalità tra Maggie e la cognata, così come l'iniziale mammismo del papà del bimbo malato sfociano nei rispettivi contrari, a dimostrazione ulteriore di quanto sia solo il femminile a sapersi adattare ai mutamenti improvvisi che la vita impone nostro malgrado mentre gli uomini restano ancorati alle loro certezze, alla loro "morale" sull'altare della quale sacrificherebbero anche il figlio (le persone alla Alessioscoop ci insegnano, a tal proposito... auguriamo loro di non dover mai risolvere un dilemma simile nella vita reale!). Ma la sferzata per il mondo femminile non manca lo stesso: tra invidia e ipocrisia, anche le "amiche" di Maggie non ci fanno certo una bella figura!
A me è piaciuto pure il personaggio di Miki, a-morale per eccellenza, egoista fino alle midolla, si apre all'amore sempre per farsi piacere e non certo per redimersi. Unica concessione al suo egoismo: condividere la sua villetta a Palma di Maiorca con la sua nuova fiamma.
In questa giungla autentica che è la nostra società "di mercato", nessun valore altro che i soldi può assurgersi ad assoluto; in tutti gli altri casi saper mantenere la propria dignità è la vera sfida quotidiana. Irina-Maggie ce la fa. Un bimbo, grazie a lei, sorride a nuova vita. E noi con lei.