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IRINA PALM regia di Sam Garbarski

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amterme63     7½ / 10  01/03/2009 12:09:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
“Il fine giustifica i mezzi” e “la pulizia morale è interiore non esteriore”: il film potrebbe essere riassunto con queste due massime. La storia di Maggie, una donna non più giovane della piccola borghesia inglese, con le sue difficili e contrastate scelte, le sue esitazioni, le lotte etiche con se stessa e il mondo in cui vive, è un invito alla tolleranza, a non generalizzare tutti i comportamenti, a penetrare nella storia di ogni singola persona per capire con quale scopo e con quale spirito si fanno certi “atti”. E’ una freccia scagliata contro il perbenismo e il pregiudizio presi in sé. Il tutto con un tono che danza fra il drammatico e il comico e una tecnica di spezzettamento visivo che toglie l’attenzione dalla vicenda per dirigerla sul comportamento e i pensieri dei personaggi.
Nel film non c’è assolutamente alcuna intenzione morbosa. L’atto inscenato (la masturbazione provocata) viene sempre e solo visto da un punto di vista psicologico, mai mostrato materialmente. Se c’è morbosità è proprio nelle amiche “perbene” di Maggie, le quasi non nascondono la voglia di sapere maggiori “dettagli”, scoprendo così tutta la loro ipocrisia.
Nel film l’attività svolta da Maggie e il luogo in cui si svolge vengono trattati in maniera indifferente e secondaria, direi normale, come qualsiasi altro luogo di lavoro. Questo almeno nelle intenzioni del regista. L’ambiente del locale sexy e i suoi frequentatori non vengono per niente approfonditi, lasciati sullo sfondo come qualcosa che esiste e basta. Quello che si vuole far notare è che si tratta né più né meno di una qualsiasi attività economica, governata dalle stesse leggi di domanda e offerta che regolano gli altri campi. Anche qui non è il caso di fare moralismi; se una lavorante non ha clienti, la si licenzia o se si può, si circuisce il lavoratore bravo incentivandolo. Maggie stessa alla fine si inorgoglisce quasi per come è brava nel suo lavoro.
Questa è la regola della società, altro che la morale, sembra suggerirci il regista. Questi temi sono però appena accennati e subito tralasciati; quel che conta nel film è la lotta interiore che si svolge nei personaggi.
La parte più riuscita del film è proprio questo inseguire della mdp dei sentimenti contrastanti e ben espressi da una brava Marianne Faithful. Il ritmo lento e pacato, lo spezzettare continuo delle scene aiutano a focalizzare sul suo mondo interiore. Meno convincenti e più prevedibili sono invece gli altri personaggi e soprattutto l’esito della vicenda, quasi scontato fin dall’inizio.
Anche le intenzioni del regista sono fin troppo scoperte e condizionano l’esito artistico del film (più forzato a rappresentare una tesi, piuttosto che a disegnare spassionatamente il reale), ma visti i chiari di luna, ben venga un film che insegni a vedere il mondo umano non attraverso delle categorie preconcette a priori, ma come un insieme di miliardi di storie ognuna con le proprie ragioni e la propria dignità.