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L'IMPERO DELLA PASSIONE regia di Nagisa Oshima

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amterme63     7 / 10  15/05/2014 22:02:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Oshima non si trova a suo agio con i film di impianto classico, o almeno non ha niente che lo possa far risaltare rispetto ad un normale regista.
Certamente "L'impero della passione" ha pochissimo a che vedere con la prima produzione politico-sperimentale-anticonvenzionale, povera e in bianco e nero, di Oshima. E' anche molto diverso rispetto a "L'impero dei sensi", visto che non ci sono più proprio le particolarità stilistiche che facevano unico il film-scandalo, ripiegando su modalità convenzionali nell'esposizione visiva delle vicende "scabrose".
Anche il tema trattato è quello classico del genere noir, con la moglie e relativo amante che uccidono il marito ma che soccombono al rimorso e alle difficoltà derivanti dall'atto criminale ("Il postino suona sempre due volte" è l'archetipo di questo genere).
"L'impero della passione" non è altro che una elegante trasposizione del genere noir nell'Ottocento giapponese. Il film è ben fatto, ben girato ed espressivo. Si nota però come una specie di mancanza di scioltezza, un po' di legnosità nel montaggio. Tende a volte ad avere dei momenti di stanca. C'è di meglio, insomma.
C'è qualcosa però che differenzia questo film dagli altri del genere. Qui si nota come una sottile preferenza del regista per i due amanti assassini. E' come se Oshima parteggiasse per loro. Prima di tutto sono gli unici personaggi trattati in maniera approfondita e drammatica. Gli altri sono tutti di contorno e resi in maniera quasi convenzionale, grottesca o comica (come il poliziotto). Sul banco degli imputati alla fine non ci sono gli amanti, ma i pettegoli del paese, gli impiccioni, i bacchettoni e gli ipocriti. La cattiva coscenza stessa (rappresentata dal fantasma) non è prodotta tanto dal rimorso, quanto dalla rappresentazione ideale dei divieti introiettati.
Alla fine la lotta degli amanti diventa quella dell'affermazione dell'amore in faccia alla miseria, ai pregiudizi e alla legge. I personaggi sono come nobilitati da questa lotta. Simbolica è la scena dell'arresto, in cui vengono inquadrati controluce, abbracciati e nudi, come dei martiri.