VAN HELSING regia di Stephen Sommers

Rama     4 / 10  06/06/2004 23:06:01 » Rispondi
Mi è capitato di ridere, e devo dire anche sonoramente, davanti al trailer di questo film. Ok, certo, un grande blockbuster, mega produzione, alto budget, attore in via di lancio nell'olimpo hollywoodiano e gran gnocca per contorno. Tutto nella norma. Quello che mi ha fatto veramente ridere mio malgrado, era quella scritta in sovrimpressione con tanto di vocione sonoro che annunciava "...dal regista della Mummia e la Mummia il ritorno...".

Ma come? capisco che il film deve arrivare ad un target molto basso, di fruitori sporadici di cinema attirati dall'effettone speciale, ma proprio buttarsi così in basso! Comunque il povero Sommers (concediamogli qualcosina) fa del suo meglio per rendere almeno fruibile un'operazione del genere, e porta in scena dei personaggi della classica cinematografia horror degli Universal Studios, rivisitati in chiave...hip-hop.

Il vegliardo Van Helsing, vecchio professore alla caccia di Dracula nel libro di Braham Stoker, e che nel film di Coppola aveva le azzeccate sembianze di Antony Hopkins, diventa un giovanotto aitante e atletico, al servizio di una confraternita vaticana non meglio specificata. Dracula (Roxenburg) diventa un saccente e vanaglorioso re zingaresco, con tanto di servitori che sembrano usciti direttamente da Star Wars. Frankestein, come viene chiamata nel film la Creatura (orribile confusione!), è un cyborg smontabile e rimontabile a piacimento, con chip verdi saltellanti nel cervello.

Tutti questi mostri sacri vengono mescolati e inseriti nella storia senza una vera amalgama. Non c'è che in molti casi un filo conduttore che ne giustifichi la presenza. Van Helsing è un cacciatore di mostri che viene spedito nella buia e infida Transilvania, in soccorso di una famiglia che ha giurato di anniettare il conte Vladimir Draculia. Inutile dire che ultima discendente della casa è un'avvenente donzella (Kate Beckinsale). E si deve anche dire che sboccerà un amore tanto impossibile quanto drammatico nel suo epilogo? Ovviamente no.

L'inizio in bianco e nero, dopo essere partito poi in modo molto suggestivo, fa (non scherzo!) venire in mente Frankestein Junior di Mel Brooks, con assalti al castello e personaggi che si affastellano e sgomitano per trovare spazio in una scena che ha del surreale.

Effettivamente bisogna dire che le scenografie sono molto suggestive. Il villaggio costruito radendo al suolo due quartieri di Praga, il palazzo del gran ballo in maschera, le suggestive ambientazioni di una Notre Dame sede dell'unico scontro forse degno di essere ricordato nel film (e purtroppo è nella seconda scena), a dire il vero le ambientazioni suggestive, forse tolto un castello di Dracula eccessivamente pretenzioso.

Ma tutto questo non è aiutato dal dipanarsi della trama, che spreca la suggestione del fondale per inserire un combattimento dopo l'altro, senza soluzione di continuità, in un susseguirsi d'azione estrema e ripetitiva che alla fine stanca e irrita. C'è un tentativo di introspezione nel personaggio principale, che viene buttato via clamorosamente. L'autore cerca il phatos solo nelle situazioni di conflitto. Manca così di sottolineare forse uno dei passaggi più interessanti e curiosi del film come la rivelazione della vera origine di Van Helsing. In questo clima anche il duello finale perde d'intensità, cadendo quasi nell'anonimato nel calderone di Sommers.

Il finale poi è di un buonismo e di una stucchevolezza quasi inconcepibili, e la pelle d'oca non viene certo per l'emozione.

Un film fatto di citazioni rivisitate in chiave spaccona. Si va dal Dracula originale, ad un assalto alla diligenza in stile Ombre rosse, per passare da monaci molto in stile "nome della rosa" a bozzoli degni della fantascienza anni '70.

Di sicuro per famiglie e per un pubblico molto superficiale (nel senso di scelte di visione basate esclusivamente su pubblicità e trailer), un classico film che dopo un'ora ti si scrolla di dosso