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IL TRENO PER IL DARJEELING regia di Wes Anderson

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  19/05/2008 14:12:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il problema di Wes Anderson è da ricercarsi paradossalmente nelle sue indiscusse qualità tecniche.Il regista texano è infatti molto bravo,bisogna ammetterlo,ma il suo narcisismo artistico è anche il limite del suo cinema,a tratti troppo “ricco” e ricercato per poter piacere ed emozionare.
Con “Il treno per il Darjeeling” Anderson riesce, nonostante la sua attitudine un po’ snob ravvisabile soprattutto nei suoi precedenti lavori, ad imbastire una storia molto piacevole.
Alla base del tutto c'è un viaggio in treno attraverso l’India affrontato da tre fratelli,i quali si riveleranno membri di una famiglia problematica e a loro volta dipinti come individui bizzarri.Non dimentichiamoci che il regista è quello de “I Tenenbaum” che torna a rivisitare determinati argomenti a lui cari, questa volta con più consapevolezza ed un piglio deciso che giova alla pellicola.
Il solito utilizzo di colori molto appariscenti,la cura maniacale delle scenografie denotano grande voglia del regista di affermare il suo stile,affinchè questo sia sempre più riconoscibile,a tratti quasi fumettistico ma molto curato ed intrigante.
Lascia invece un po’ perplessi la scelta di non approfondire alcune situazioni ed alcuni personaggi.Non tutti gli snodi narrativi che la pellicola presenta vengono sviluppati ma ciò non è certo da ricercarsi in eventuali errori in sede di scrittura ma in una precisa scelta di Anderson,infatti lo stesso autore ad esempio ha dichiarato di non sapere chi sia o cosa rappresenti il personaggio di Bill Murray.Detto ciò appare comprensibile che il modo di far cinema di Anderson possa non piacere ed infatti personalmente lo apprezzavo poco pur riconoscendoli delle notevoli qualità,con questo film però mi sono dovuto ricredere,il regista è finalmente riuscito ad emozionarmi ed il suo operato per la prima volta non mi è apparso figlio di un'eccentricità un po’ gratuita e volutamente troppo “autoriale”.
Il film è intriso da un’ironia delicata unita ad una malinconia di fondo che non guasta,gli attori sono bravissimi e la capacità di Anderson di miscelare musica ed immagini è incredibile.
Prima del film viene proiettato un corto intitolato “Hotel Chevalier”, sempre attinente alla storia principale, in cui Natalie Portman mostra quasi per intero le sue grazie.
C’è ancora qualcosa che non mi convince totalmente, ma in attesa del prossimo film di questo originale filmaker non posso esimermi dal promuoverlo a pieni voti.