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LIBERI ARMATI PERICOLOSI regia di Romolo Guerrieri

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Spotify     6 / 10  08/09/2019 02:38:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Thriller nostrano che va ad aggiungersi all'immensa sfilza di noir che hanno segnato gli anni 70 del cinema di genere italiano.
Non è uno dei migliori prodotti del suo tipo, è un film che ha potenzialità ma si perde in una sceneggiatura un po' superficiale e qualche sequenza bizzarra.
La trama è ambientata a Milano e vede tre ragazzi, denominati "Il Biondo", "Giò" e "Luis", compiere svariati atti criminali, come rapina e perfino omicidi. Sulle traccie dei giovani si mette un commissario, mentre Lea, la ragazza di "Luis", tenta di far desistere il suo fidanzato (che appare come il più insicuro del trio) dalle malefatte che sta compiendo insieme ai suoi complici.
Romolo Guerrieri firma una storia italiana di delinquenza giovanile, decidendo di ambientarla nell'elegante Milano, città che, ai tempi, di certo non era conosciuta per la criminalità, come magari potevano invece esserlo altre città italiane.
Guerrieri però, vuole dimostrare che la violenza e il crimine, non nascono solo in un determinato posto, ma possono facilmente perpetrare in luoghi più tranquilli e distinti. Quindi, agli occhi del regista, anche la signorile Milano non viene più resa immune al germe della delinquenza.
Oltretutto, i protagonisti del film, sono anche giovani di buona famiglia, non sono neanche degli sbandati, quindi c'è anche una profondissima critica ai genitori (come si può evincere dalla scena della conversazione tra i genitori dei ragazzi e il commissario), i quali non controllano a dovere i propri figli, lasciandoli alla deriva.
Naturalmente, l'altro tema caldo che il regista affronta, è quello della ribellione giovanile. Contro chi o cosa si ribellano questi giovani? Contro il sistema probabilmente, anche se non ci è dato saperlo con certezza. Forse fanno ciò che fanno anche per noia, stanchi di una vita vissuta sempre all'ordine delle regole. Quello che è certo, è che Guerrieri tocca un tema spinoso, il quale al giorno d'oggi fa ancora discutere.
La caratterizzazione dei personaggi è ottima: studiato bene l'ambiguo rapporto tra "Luis" e "Il Biondo", si tratta di un'amicizia strana, vincolata da un meccanismo contorto. Viene quasi l'idea che i due ragazzi siano innamorati l'uno dell'altro, ad esempio si vedano alcuni sguardi che i due si scambiano o anche lo stesso finale. Tutti elementi che lasciano presagire un rapporto che va oltre la semplice amicizia.
Ben distinti tra loro i tre ragazzi, in quanto ognuno ha il proprio carattere, il suo modo di affrontare le cose.
La suspense in alcune sequenze è ben costruita, pur senza una grande tecnica da parte di Guerrieri. Ad esempio, ho trovato davvero ben realizzata la scena del supermercato.
Bella anche la scena dell'inseguimento tra polizia e ragazzi, con ottime inquadrature da parte del director che fanno sentire lo spettatore dentro al film.
Il finale è parecchio scontato, ma chiude degnamente la pellicola. Drammatico e tragico al punto giusto.
Il cast se la cava: nessuno dei tre giovani è un fenomeno, però il ruolo dei tre delinquenti lo interpretano dignitosamente. Stefano Patrizi, nel ruolo del "Biondo", si fa odiare dall'astante quanto basta, Benjamin Lev, nel ruolo di "Giò" da quel tocco di ironia al film e Max Delys è forse quello che lascia meno il segno, troppo mono-espressivo.
Splendida Eleonora Giorgi, davvero incantevole. Recita abbastanza bene il proprio ruolo.
Il vecchio Tomas Milian è uno che ha sempre saputo il fatto suo e in questa pellicola lo conferma. Solita performance di carattere. Gran doppiaggio del grande Ferruccio Amendola.
Fa la sua comparsa anche un giovanissimo Diego Abatantuono.
La colonna sonora è quella tipica di questo tipo di film, quindi piuttosto allegra e solare, al contrario della pellicola che è dura.
I difetti non sono pochi e limitano parecchio la riuscita dell'opera. Innanzitutto alcune scene sono davvero assurde e poco credibili.


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Il ritmo non è proprio dei più dinamici, anzi, in svariati frangenti, il film rallenta vistosamente, riproponendo sempre le stesse situazioni.
Nulla di che neanche la fotografia, i colori sono spenti.
La sceneggiatura è poco approfondita. Si ha l'impressione che molti aspetti potevano essere analizzati più a fondo, invece resta tutto in un clima di generale superficialità. Poi ci sono troppe sequenze ripetitive, quasi come se in determinate circostanze, le idee fossero venute meno. Idem per i dialoghi, non di certo originali ma spesso piatti e anch'essi ripetitivi. Un paio di colpi di scena sono ben piazzati e la narrazione in se non ha grosse falle, ma lo screenplay resta modesto.


Conclusione: nulla di che questo thriller, nettamente inferiore rispetto ad altri prodotti italiani usciti negli anni 70. Comunque, i suoi lati positivi ce li ha e alla fine la pellicola si lascia guardare. Però, si poteva fare di meglio.

6+