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BALLA COI LUPI regia di Kevin Costner

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jack_torrence     8 / 10  08/03/2010 15:31:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La forza del film sta tutta nell'enorme appeal che vi esercita, per i modi con cui è declinato, quello che è un vero archetipo narrativo: la ri-nascita a una vita più autentica all'interno di un nuovo contesto, più autentico, di vita. E', in questo caso, la civiltà dei Sioux, descritta come civiltà che non avrebbe smarrito un profondo legame con la Natura, a differenza di quella occidentale.

Se questo archetipo esercita tanto appeal, è perché è molto diffuso il sentimento per cui la civiltà occidentale viva da ben oltre un secolo una fase di profonda decadenza, nel suo sempre maggior allontamento da una (idealizzata) età dell'oro. A mio giudizio tale sentimento è sempre stato molto vivo nella civiltà occidentale, e non è sorto in età contemporanea ma è molto più risalente, come gli stessi miti dell'Eden o dell'età dell'oro dimostrano.

Balla coi lupi, nel 1990, ambienta questo archetipo e individua un'età dell'oro nelle civiltà indigene dell'America settentrionale: questo ci porta a due considerazioni.

La prima è che le civiltà aborigene (ancora esistenti) sono apparse (credo in maniera diffusa a partire dall'antropologia del XX secolo) come le rappresentazioni in terra e realmente esistenti dell'Eden.
La seconda è che lo sterminio di cui sono state vittima le civiltà degli indiani d'America fa sì che un'opera come Balla coi lupi getti una cupa ombra sulla cultura statunitense dalle sue origini: il fatto che un occidentale ancora oggi, guardando Balla coi lupi, partecipi della "rigenerazione" del protagonista, significa che il film esprime una metafora sull'oggi. Lo spettatore è portato a vivere una identificazione, a non restare storicamente distaccato.

C'è una profonda nostalgia. A differenza di una pellicola come Avatar (dove l'archetipo viene proposto in modo identico, in superficie), non viene proposto allo spettatore un meraviglioso mondo di fantasia, dove far vivere la ri-nascita in un paradiso terrestre, e in cui far risuonare allegoricamente il declino e la decadenza della civiltà occidentale.
Balla coi lupi è favola storicizzata e non fantastica (in altri termini, ambientata nel passato e non nel futuro), quello che sappiamo essere il corso della Storia (ricordato dalle didascalie conclusive). C'è nostalgia, e amarezza per come procede realmente il corso della Storia della nostra civiltà, che sembra distruggere i fiori puri che incontra.


Tutto ciò, quanto sentivo di dire per sostenere il valore generale di una pellicola molto riuscita in ciò che si propone di significare.
La storia procede di tappa in tappa senza svolte, ostacoli, con un ritmo lento che è un "crescendo" tutto finalizzato a convergere verso l'armonia. Tralascio di soffermarmi sui motivi di merito che ravviso nella conduzione e nella resa della storia, vorrei però sottolinearne quello che a mio giudizio costituisce il principale limite del film.
Ossia il determinismo, che - specie all'inizio - forza troppo la trama: tutto ciò che "deve" accadere, accade. E' un romanzo di formazione dall'impianto molto classico e tradizionale. E' "giusto" che le cose procedano verso la direzione che il film deve assumere, ma occorre riconoscere che sono davvero molti i colpi di fortuna e la buonasorte che capitano al protagonista, specie prima del suo inserimento nella tribù dei Sioux.
Il determinismo è accompagnato poi da una polarizzazione fra le 2 civiltà (gli "indiani" e i "bianchi") che sconfina nel manicheismo. Avrebbe impreziosito l'opera una visione meno macchiettistica dei bianchi, sempre e solo crudeli, rozzi e imbecilli: una visione che sta bene, ma che conclusa in questi termini costituisce sicuramente un limite, anche se serve a rafforzare la fruibilità del "messaggio" per ogni pubblico (io vidi il film da ragazzino, lo amai moltissimo e lasciò tracce profonde sulla mia stessa formazione).
fede77  09/03/2010 19:05:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ragazzi, tanto di cappello per la critica!! ;-)
Permettimi di aggiungere che la visione standard "bianchi cattivi - indiani buoni" è tipica dei western "moderni", ovvero è a partire dagli anni '80 che ha preso corpo un simile "mea culpa" dei registi americani (e degli americani stessi), già comunque iniziati nei '60 (vedi ad es. "L'amante indiana", "Il grande sentiero"...non so se te ne intendi), per poi culminare con questo nei '90. Nei '50 (alias John Ford) era proprio l'opposto.
Hai perfettamente ragione comunque nel dire che "qui siamo al lato estremo (nel senso di buonismo) di una simile visione"...ci sarebbe voluto un minimo di imparzialità, ma d'altronde, non è certo un VERO regista che si è messo all'opera, non trovi?? Per dirti che lo stesso Kostner si è poi messo a commentare il mega-documentario sulla storia degli indiani d'America, ovvero "500 nazioni", sull'onda del successo filo-pellirossa. Comunque è il "messaggio sociale" che più si è voluto mettere in risalto, impreziosito al massimo dalle musiche, scenari idilliaci, dallo stile "nature" dei selvaggi.

Hai la mia stessa identica visione con Avatar :-) Saluti e complimenti!
jack_torrence  17/03/2010 17:52:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie, fede77! ;)

Ho scoperto che L'amante indiana (che non ho visto) dovrebbe essere il vero precursore del filone dei c.d. "anti-western" o meglio western moderni, come tu dici: è addirittura del 1950!
Anche io sono sorpreso ma occorre risalire molto indietro, a ben prima di Piccolo grande uomo, Soldato blu, e Un uomo chiamato cavallo (che sono comunque dei primi anni '70 coevi non a caso alla guerra in Vietnam).

Ricordo che ci eravamo "scontrati" invece su Baaria, sono lieto di condividere con te Avatar, invece!
Sono uno dei pochi sostenitori di Baaria, ma il film, anche rivisto (e lo rivedrò in versione originale siciliana con i sottotitoli), pur non essendo un 9 o un 10, sia un film che è stato decisamente troppo sottovalutato.
Niente a che vedere con il livello di giudizio che merita un Avatar, ad ogni caso. Ovvio.
Eppure anche i detrattori di Avatar non son pochi.
Il mondo è bello perché è vario!...


fede77  22/03/2010 18:45:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao...adesso ricordo!! Stesso stile di Baaria...già ottimo! ;-) Son d'accordo con te che con "L'amante indiana" si è aperto il filone dei western pro-indiani. Guardatelo se puoi...merita!
Mi dispiace aver avuto ragione con Baaria...neppure un oscar ad Hollywood, come prevedevo, ma non avrei pensato persino all'esclusione. Probabilmente il "troppo rosso" in bella mostra non si intona con la mentalità USA; mettici anche una realtà troppo "locale" ed i frenetici sorvoli di trama, avranno senz'altro giocato a suo sfavore.
Per Avatar mi è piaciuto molto, ma forse avrei dovuto togliergli una-due stellette dal voto finale, poiché trama ed attori sono da elementari (tranne la rispolverata Weaver). L'ho giudicato "a caldo", dopo averlo visto in 3D...probabilmente col tempo la media si abbasserà, una volta che ci si abituerà a simili spettacoli visivi.

Alla prossima! Ciao! :-)