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LA TERZA GENERAZIONE regia di Rainer Werner Fassbinder

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amterme63     6½ / 10  04/11/2012 12:09:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Fassbinder utilizza uno stile particolare (quello della commedia assurda e grottesca) per rappresentare un gruppuscolo terrorista tedesco della fine degli anni '70. Certamente è un approccio un po' spaesante, soprattutto perché si ha a che fare con un argomento cruciale e scottante per quell'epoca. Infatti il terrorismo era l'argomento principale di discussione giornalistica e intellettuale alla fine degli anni '70. Era seguito, analizzato e lasciava un po' stupefatta l'opinione pubblica nel vedere persone tutto sommato normali, comuni, addirittura legate agli ambienti che combattevano, trasformarsi in freddi esecutori di rapine, omicidi e rapimenti. Sfuggiva il senso e la prospettiva della loro "lotta", anche perché ormai la società era persa nell'estremo edonista (la grande diffusione della droga e del sesso mercificato - le scritte sui cessi).
Fassbinder non è mai stato un analizzatore di istituzioni e idee politiche, il suo forte era la fine analisi delle contradditorie tipologie degli animi umani. Anche in questo film sul terrorismo lascia da parte le ragioni politiche, i perché e si concentra sui come, sugli aspetti generici, sulle implicazioni di certi comportamenti. Più che alto vuole porre l'accento sulle forme abnormi e contraddittorie del loro modo di fare (per questo gli torna utile lo stile estraniante del ridicolo e grottesco). Prima di tutto il fatto di combattere il mondo borghese e poi di esserci profondamente radicati (per provenienza e per copertura). Il debole aspetto personale e peculiare (i vizi, le idee preconcette, i principi autoimposti ma poi negati nella pratica) contrasta con la disciplina e la serietà dei loro propositi. Tipica poi la loro durezza impersonale e la chiusura che li porta a ignorare una persona che muore per droga. Sono tutto sommato dei terroristi da operetta.
Fassbinder in pratica demistifica e ridicolizza quelli che venivano ritenuti dei pericoli estremi della società. In qualche maniera Fassbinder vuole par passare la teoria (molto diffusa allora) che il terrorismo non fosse altro che un'altra faccia del sistema, da lui stesso nutrita e prodotta per consolidare il proprio potere. Nella vicenda questa teoria viene chiaramente esposta, dando fiato a tutta la serie di sospetti, connivenze, sviamenti, coperture di cui la storia del terrorismo dà molta materia (vedi Brigate Rosse in Italia).
Seguendo la stessa idea di Bunuel ("Il fantasma della libertà"), Fassbinder quindi dà del terrorismo un'interpretazione tutta interna alla tipologia borghese.
E' un film quindi dalla trama un po' assurda, molto spezzettato, con caratteri portavoce, pieno di simbologie, richiami, interpretazioni lasciate alla fantasia dello spettatore (un po' come il succitato "Fantasma della libertà"). Per questo è un film decisamente pesante e un po' difficile (e a volte anche noioso). E' tra l'altro l'opera di Fassbinder più legata a fatti contingenti e meno universale.
La salva il grande talento visivo di Fassbinder (qui anche dietro la macchina da presa). Le scenografie sono molto curate e suggestive come pure le inquadrature (anche se si nota a volte un po' di manierismo). Molte scene sono artisticamente molto belle.
Per il resto è forse il film più brutto di Fassbinder che abbia visto fino ad ora.