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SOGNI E DELITTI regia di Woody Allen

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  02/02/2008 00:59:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Un giorno arrivi a un punto che non esiste più il Domani" (cit.)


Ti stende come un colpo da ko di Sugar Ray Robinson e non riesci più ad alzarti. La sensazione è un sabba dove Euripide viene riletto in chiave occidentale, un rituale che trafigge ogni morale ed emozione e alla fine c'è soprattutto una gran voglia di guadagnare l'uscita del cinema per respirare l'aria della sera, vivere gli spazi esterni.
Quel che è certo è che in cinquanta film MAI Woody Allen ha osato superare più del dovuto il sapore acre, la puzza letale di morte, quanto in questa occasione.
E così il film "che a Venezia nessuno ha visto" (ridotto a una sola proiezione) diventa un'apologo sulla distruzione infernale del rito familiare, sopraffatto dalla paura del fallimento, dalla sete di denaro, e dal devastante (e ancora una volta Dostoevskjiano) senso di colpa davanti alla propria logorante crudeltà ("Ti sei trovato all'improvviso faccia a faccia con la tua natura umana").

Ma dopo un capolavoro ("Crimini e misfatti") e un ottimo film con qualche caduta di tono ("Match point"), "Sogni e delitti" è "solo" un buon film. L'invettiva sociale è molto superficiale, come la trovata dello zio ricco (un retaggio oserei dire non involontario del classico di Hitchcock, "L'ombra del dubbio"). La sceneggiatura zoppica qua e là, i dialoghi non sono tutti entusiasmanti e almeno in un paio di sequenze (come i due fratelli alla corte dello zio per progettare il diabolico piano, o meglio accondiscendere) sfiorano il ridicolo.
Malgrado questi limiti, però, il film ha il coraggio di affrontare radicalmente un decesso che mira a distruggere ogni valore sociale e affettivo, anche se molto meno efficacemente dell'ultimo capolavoro (e qui lo ribadisco) di Cronenberg.
Senza ombra di dubbio è nella seconda parte, tesissima e dolorosa, che il film di Allen gioca le sue carte migliori: e grazie soprattutto a due attori bravi e bellocci come McGregor e soprattutto Colin Farrell, che qualcuno ha già buttato dalla torre per essere portatore sano (o stuntman morale) delle nevrosi dell'occhialuto Woody: è un pregio o un limite questo?

"Cassandra's dream" è l'ultimo sogno frantumato dell'Occidente: come direbbe un McGregor gioviale e scanzonato quanto il William Holden dei tempi d'oro (chissà perchè me l'ha ricordato tanto) "La famiglia è la famiglia": e pensare che molti, senza aver visto il film, troveranno (giustamente) questa frase colma di rassicurazioni
giax-tommy  02/02/2008 12:39:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Perchè 7 perchè????????scherzo
hartigan85  03/02/2008 10:14:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
se non sbaglio Sugar Ray Robinson non era tanto uno da ko quanto piuttosto un pugile da vittoria ai punti...forse era meglio un colpo di Joe Frazier o di Foreman o di Tyson...cmq parlare di Robinson è sicuramente più romantico e evocativo degli anni in bianco e nero (50')
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  03/02/2008 22:52:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sì hai ragione... vinceva sempre per i punti, volevo solo citare il nome di un pugile di fama per descrivere l'impatto