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LA PROMESSA DELL'ASSASSINO regia di David Cronenberg

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amterme63     7½ / 10  29/11/2010 19:43:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come "A History of Violence" anche "Eastern Promises" è in tutto e per tutto un'opera inquadrata nel mainstream attuale. I tempi di Crash e della Nuova Carne sono ormai lontani. Non si osa più rappresentare in maniera estrema e fuori dagli schemi. Va beh, pigliamocelo anche così, Cronenberg. Tutto sommato fa ancora dei film decisamente belli da vedere e divertenti.
Esattamente come in AHOV, in EP il tema è sempre quello del grande potere che ha la parte irrazionale e violenta del mondo umano e di come in ogni caso non se ne possa fare a meno e occorra scendere a patti con essa.
Nel film si fronteggiano due mondi completamente distaccati e separati fra di loro: quello perbene e positivo, legato all'istituto della famiglia come luogo di pacifica convivenza e di aiuto reciproco, e quello distruttivo e malvagio che si basa sul sopruso, lo sfruttamento e la violenza. Il mondo "cattivo" è potente e dominante, decisamente più forte e bene organizzato. Dal punto di vista estetico si tende a metterne in risalto la brutalità, la degenerazione e il vizio; allo stesso tempo filtra però una implicita ammirazione per la forza e il fascino di chi s'impone e lo fa mostra (vedi i tatuaggi). E' chiaro che il male ha la meglio anche come richiamo e presa sul pubblico.
Il "bene" anche se visto in maniera simpatica e piacevole appare decisamente debole e perdente e non può che subire il mondo dei violenti. L'unica maniera che ha il mondo del diritto, per poter difendersi adeguatamente dal mondo del sopruso, è quella di infiltrarsi, farsi a sua volta violento, usare le stesse forme e gli stessi comportamenti. Insomma per far trionfare il "bene" occorre praticare il "male". Tra l'altro questo è un assunto cardine della parte repubblicana della società americana e un tema molto usato dal cinema di Hollywood.
Che ci sia "interesse" a far passare questa tesi (il male quale mezzo per fare il bene) lo si vede dall'uso dei canonici trucchi hollywoodiani del superuomo positivo, della suspense e del gravissimo pericolo con esito positivo e della coincidenza risolutrice dell'ultimo secondo.
Anche l'amore ricalca schemi classici, con il superuomo buono/cattivo che non può amare completamente l'eroina buona. E' il tema romantico e nobilitante della rinuncia, vecchio quanto le storie cavalleresche del medioevo.
Cronenberg al termine della carriera evidentemente preferisce andare sul tranquillo e sul sicuro.
Comunque si tratta sempre di un'opera di valore, che lascia soddisfatto lo spettatore. Non ci si pente insomma di averlo visto.
Si è parlato di omofobia di Cronenberg. Io non ce la vedo. L'omofobia appartiene semplicemente alla storia del film e all'ambiente in cui si svolge. Serve anche come elemento di "presa in giro" e ironia nei confronti della mafia russa: un ambiente omofobo che si ritrova alla fine un omosessuale come capo.