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PARANOID PARK regia di Gus Van Sant

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  07/12/2007 23:13:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per dirla con le parole di un noto critico "UN CAPOLAVORO". E ho detto tutto". Ma siccome non sono un critico ma un semplice spettatore, continuo a provare stizza e irritazione quando certi cineasti (e Van Sant non è il solo) vengono fastidiosamente maltrattati dal pubblico con una "semplice stroncatura" che a priori è come accade nei suoi film più recenti, un'atteggiamento passivo e apatico nei confronti del regista.
Avrei giusto pronto una "smentita" delle medie di f.scoop, a riguardo, ma non entro nella polemica

Credo che fondamentalmente esista una strana affinità tra Van Sant e Shyamalan, Payne e l'ultimo De Palma, ed è soprattutto la capacità, attraverso le immagini, di rendere lo spettatore "attivo" davanti a quello che vede: in Paranoid park tutto ciò che è omesso, diventerà per qualcuno tedioso smarrimento per altri (purtroppo non i più) una rara e intelligente capacità di interagire mentalmente sulla visione.

Girato in super-8 e 35 mm. a Portland, città natale di Van Sant, il film è la degna prosecuzione di Elephant, ma gli è superiore (e non di poco) perchè cattura analogicamente tutto ciò che lo sguardo voyeurista del precedente lasciava solo vagamente filtrare.
C'è tutto il grandioso respiro di un regista grandissimo, gli eventi costruiti a poco a poco, sequenze allucinate che annientano (la doccia cfr. ancora psyco ancora coscienza) o diventano una sorta di rito esorcista (Alex che brucia la lettera destinata a un'amico/a dove confessa che..).

"Paranoid park", questo è il punto, è il miglior film sulla Coscienza del XXI secolo, in quel baratro di consapevolezza smarrita dallo spleen adolescenziale, riemerso dopo un coup de foudre degno di Emile Zola o di Dostoevskji-
La sequenza dei ragazzi che letteralmente "ridono" guardando la foto di un cadavere fatto a pezzi fa raggelare il sangue più di qualsiasi altra cosa si possa vedere nel cinema di oggi,

La magnifica fotografia (memorabile quando Alex attraversa l'acquazzone in preda alla paura e all'orrore inconfessabile) , anche quando cattura oleograficamente i volti spensierati degli skateboarders nelle loro acrobatiche fughe dalla realtà, e l'ipnotico uso delle musiche (da Nino Rota a quel compianto outsider del pop che fu Elliott Smith) rendono il tutto apparentemente straniante, ma servono a sconfessare il DISAGIO vero dello spettatore.

Nondimeno, il dissociato Alex, nel suo Inferno privato, è pari alla fragilità di altri ragazzi, diversamente da quel mondo femminile che sembra contestare una consapevolezza maggiore degli "eventi": emblematico il mutismo del protagonista davanti a un'affettuosa richiesta del padre.

"Paranoid Park" è l'affresco più credibile di una generazione votata al nulla, inerme, incapace di dividere il bene dal male, indifesa e pericolosa.

C'è davvero tutto quello che il cinema di oggi ha il coraggio di mostrare, ma senza "comunicare" mai con chi lo guarda

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shineonthepiper  13/12/2007 23:24:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
come sempre son d'accordo con te kow.
norah  08/12/2007 00:33:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non ho ancora visto il film,ma ai lov iù lo stesso.

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky  08/12/2007 23:44:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Norah

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Invia una mail all'autore del commento kubrickforever  08/12/2007 13:39:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono d'accordo con te. Van sant spinge lo spettatore ad essere attivo per tutto il film, in effetti non lascia la possibilità di distrarti neanche un attimo.
Concordo anche sul fatto che sia un affresco particolarmente efficace nel saper mostrare le fragilità dei ragazzi della società moderna. Non lo considero un capolavoro, benchè io rispetta il tuo punto di vista. Bel commento.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  10/12/2007 11:30:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A quanto pare la critica è andata giustamente in visibilio: Gian Luigi Rondi ha fatto riferimento al neorealismo e ha citato nientemeno che "Germania anno zero" di Rossellini - film a cui sono particolarmente legato, altri hanno citato Gaudì per le sequenze acrobatiche sullo skate... mi sembra una forzatura vederci la metafora nell'uomo "tagliato in due" come due corpi scissi uno attivo e l'altro inerme e passivo, ma è un'ìnterpretazione intrigante
solitecose  17/12/2007 23:45:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
non so... me lo rivedrò quando ne avrò l'occasione ma a me sembra proprio il contrario, e la scena della doccia che tu citi in particolare la cosa più anti-bressoniana che ci sia (dico così perchè mi pare che nella tua rece lo paragoni a bresson)... a me infatti sembra sempre che van sant tenti di fare dello psicologismo davvero patetico, senza il quale invece i suoi film potrebbero essere davvero belli. perché carica sempre qualsiasi dettaglio di eccessiva importanza tramite inquadrature e effetti sonori a mio parere pleonastici? io trovo gvs un bravo sceneggiatore ma come regista mi è intollerabile... posso sbagliarmi ovviamente, d'altronde questo film non l'ho visto che una volta sola.
coplimenti cmq per la tua competenza. davvero!