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1408 regia di Mikael Hafstrom

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6½ / 10  04/12/2007 02:28:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Le camere d'albergo sono inquietanti per definizione" (cit.)

Se dovessi pensare ai dialoghi, un doppiaggio un pò così e a un'inconsistente John Cusack (carismatico come un chiodo) questo film andrebbe scartato senza indugi, ma riuscendo a superare la diffidenza della prima parte devo dire che mi sono spaventato e anche divertito.
Una specie di incrocio impossibile tra "Shining" e "Jumanjit" e, soprattutto (non è poco visto il livello generale delle edizioni cinematografiche kinghiane) un dignitoso film da un romanzo di King.
Certo Hafstrom non è Kubrick e questo rende ancora più impellente il bisogno di ritrovare in vita il Maestro, certo il gioco di citazioni è davvero scoperto (da Hitchcock a Hooper) ma non mancano sequenze di grande abilità tecnica, come la sequenza sul cornicione dell'hotel o l'eccellente trovata "filmica" dei quadri che, come in un romanzo di Hodgson, animano una tempesta di mare.
Certamente si tratta di un film che anima il deja vu del cinema più di quanto dovesse fare, ma non so onestamente se sia colpa del regista o di un King fondamentalmente ancorato al proprio passato.
Invece il film riesce a dirci cose non banali sulla morte, come la pur vaga reminescenza di una fede perduta di Mike davanti alla perdita della figlia, il gioco bimensionale tra sogno incubo e realtà, soprattutto l'efficacissimo gioco di rimandi temporali e cronologici della famigerata stanza, o ancora la sua inquietante morfologia metereologica.
E' quasi impossibile credere che il cinema horror possa rinnovarsi, e non credo proprio che "1408" verrà annoverato tra i film più originali di questo mondo (anche la radiosveglia che suona torch-songs d'annata è un'idea rubata a Christine di Carpenter) ma ce n'è abbastanza per godere della sua ineffabile ironia, o crogiolarsi davanti a interrogativi tipo "perchè la gente crede ai fantasmi? Per divertimento? No, è la prospettiva della vita dopo la morte". O provare straziante dolore davanti a una bambina che muore tra le braccia del padre.
A volte gli horror sono terapeutici, in questo senso: ho visto 1408 dopo aver ricevuto una brutta notizia, e paradossalmente credo mi abbia fatto bene.
Accattivante come sempre la presenza di un luciferino e carismatico (lui sì) Samuel L. Jackson, mentre lo spocchioso Cusack non sembra dare la necessaria profondità al suo personaggio.
Insomma, niente di nuovo sotto il sole, ma un horror di discreta fattura su uno script sfruttatissimo non è poco