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LUSSURIA - SEDUZIONE E TRADIMENTO regia di Ang Lee

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jack_torrence     8 / 10  22/11/2010 23:50:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film è stato accolto tiepidamente dalla critica, scottata da un leone d'oro che sarebbe stato immeritato non solo perché vi sarebbero stati film superiori alla mostra di quell'anno (indubbiamente ve n'era almeno uno altrettanto valido: "Cous cous"), ma anche perché Ang Lee, autore dallo stile convenzionale e commerciale, aveva vinto un altro leone d'oro appena due anni prima, con "I segreti di Brokeback mountain".

Eppure quello che in originale si chiama "se jie", cioè "lust, caution", "lussuria, cautela" è un bellissimo film: un classico melodramma che nella vicenda di base ricorda vagamente "Senso" di Visconti, anche se è molto moderno nell'ideologia in cui la dimensione affettiva dei sentimenti ha decisamente la meglio sui valori "civili" della lotta politica.
Anche per quest'ultimo motivo la critica politicizzata dev'esserci rimasta male.

Il valore aggiunto dell'opera, che risulta comunque raffinatissima e più che pregevole, sta in qualcosa che ne impreziosisce lo stile: i due fonemi cinesi del titolo originale, tradotti nella dicotomia concettuale di "lussuria" e "cautela" stanno a indicare le due polarità entro le quali è costretta a muoversi la protagonista del film.
Il film allude a qualcosa di intimamente orientale: l'arte della dissimulazione, l'annullamento dell'istinto, al limite dell'annullamento di sé; in particolare, ciò era tradizionalmente richiesto alla donna (e a dire il vero non solo in oriente). Ogni gesto della protagonista è intriso della lacerante impossibilità di dissimulare continuamente l'istinto. Lussuria e cautela. Non potrà che cadere dal filo del rasoio su cui le viene richiesto di camminare da una società di uomini (gretti, meschini, che si avvalgono del suo corpo come di un pezzo di carne).

L'esibizione di scene di sesso estremamente esplicite, purché rendano (come rendono) la dimensione emozionale dell'atto, è indispensabile a restituire fedelmente il baratro su cui la donna è costretta a sporgersi.