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NELLA VALLE DI ELAH regia di Paul Haggis

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Invia una mail all'autore del commento mimmot     8½ / 10  17/12/2007 18:11:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Concordo con Pasionaria: nettamente superiore a Crash come tematica, anche se un po' didascalico nella struttura narrativa, Nella valle di Elah è un film dichiaratamente antimilitarista anche se fuori dagli schemi dei film del genere, in cui i buoni stanno tutti da una parte e i cattivi dall'altra.
Quì i buoni (un pugno di antieroi mandati nella macelleria irachena) torturano, uccidono innocenti, bevono, si drogano, vanno a *******, nondimeno sono tanti "Davide" che si battono contro tanti "Golia", nella valle di Elah; ma il re che li ha mandati alla guerra, stavolta, è un re corrotto e stolto.
Un re che ha fatto loro il lavaggio del cervello ("sono stato in Iraq a portare la democrazia", dice uno dei reduci) prima della partenza per il fronte e poi li ha abbandonati alla deriva al ritorno in patria.
Ma Nella valle di Elah è anche il film su ciò che pensa dell'America di Bush, Paul Haggis, ed è come scoprire tutto il marciume del mondo, come scoprire l'inganno che si cela dietro le parole "civilizzazione", "democrazia".
E' come scoprire la disillusione, la rabbia e la solitudine che traspaiono da ogni ruga del volto scolpito di Tommy Lee Jones, vecchio militare in congedo, che matura una coscienza critica quando scopre la realtà sconosciuta di un figlio che non ha conosciuto, quando scopre il mostro cui il sistema ha ridotto il suo ragazzo.
Disinganno, solitudine e rabbia che sono, se possibile, più forti dello stesso impassibile dolore che lo attanaglia quando apprende come e perchè è stato uciso suo figlio, e di cui, forse si libera quando, nell'ultima, emblematica inquadratura, esponendo la logora bandiera roveschiata, lancia un grido di allarme all'intera, disorientata, nazione americana e ai suoi accondiscendenti alleati.
Straordianaria Susan Sarandon nel breve ma intenso ruolo dolente della madre del giovane marine, rimasta a casa quasi senza più lacrime, dopo aver visto i due figli immolati all'insensatezza militarista.
Brava anche una irriconoscibile Charlize Theron, nel ruolo della detective, vittima del mobbing da parte dei colleghi maschi, che affianca l'uomo nella sua dolorosa indagine, dapprima piuttosto riluttante , poi dolorosamnete sempre più coinvolta, forse per riscattare il rimorso di non aver aiutato una donna vittima delle violenze del marito.

Bellissimo e "necessario"