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2001 ODISSEA NELLO SPAZIO regia di Stanley Kubrick

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jack_torrence     10 / 10  23/07/2010 11:36:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Scrivo nella consapevolezza di non poter né restituire in poche righe gli infiniti valori estetici che fanno di questo film un capolavoro assoluto dell'arte del Novecento, né rendere giustizia, attraverso una ricostruzione sintetica di alcuni concetti estremamente semplificati, alla fitta trama di suggestioni che il film produce.

“2001” costituisce un meraviglioso "contenitore" in cui ognuno può mettere ciò che vuole, stimolato da immagini e suggerimenti-provocazioni ottico-sonori.
Il film è fatto di raffinate e inesauribili trovate di messinscena, che fanno letteralmente godere basta che io pensi ad alcune.
E' una sinfonia - orchestrata con una maturità registica perfetta - per immagini e suoni (musica e rumori) - poche parole.
E' il trionfo, in tutto lo splendore dello schermo panoramico (quanto vorrei vederlo al cinema!), delle potenzialità "astratte" del cinema (arte composta di immagini, movimento, suoni, cadenza temporale, accostamenti di montaggio - il tutto che fa esplodere suggerimenti di senso quanto più sopraffini quanto maggiore è la padronanza, e l'innovativa originalità delle forme).
Un cinema molto vicino alla musica, alle sue risonanze.
A 2001 occorre accostarsi come ad un'opera sinfonica di musica classica.
Decisamente, non con i parametri abituali del cinema, se si fosse convinti (ma sarebbe un autolimite) che il cinema sia semplice narrativa per immagini.

2001 di che parla?
Ognuno può vederlo come vuole; al punto che può essere egualmente considerato un'allegoria pessimistica e decadente sull'impossibilità per l'Umanità di stare al passo delle sue ambizioni, oppure un apologo sulla grandiosità dell'Uomo, dei suoi mezzi, alla conquista dell'Universo.
La trama del film sembrerebbe avallare la prima lettura, con la missione Giove messa in crisi e fatta fallire da un Computer-Frankenstein che si ribella ai suoi creatori. E da un misterioso monolito nero che cattura la curiosità dell'Uomo, lo chiama a sé, senza mai svelarsi e lasciando la sensazione che all'Uomo sia negato l'accesso, la chiave del mistero del Cosmo.
Tuttavia il film è imbevuto dell'ottimismo degli anni '60 in cui fu concepito, e moltissime sequenze sono un trionfo di fantasia tecnologica (fanta-scienza in senso letterale, e non di genere forse) che oltre 40 anni non hanno ancora reso del tutto obsoleto. Quello che mette in scena 2001 è tuttora possibile, e il film appare datato più che altro negli abbigliamenti e negli arredi. La sola cosa non prevista correttamente è la miniaturizzazione dei chip elettronici.
E - per la lettura in chiave ottimistica del film - non si può ignorare il Feto Astrale con la musica nietschiana di Zarathustra, che si specchia nella Terra e su cui il film si chiude. Rinascita a una dimensione più evoluta dell'umanità, o ironica coazione a ripetere ciclicamente lo stesso processo, in cui alla brama di evoluzione e alla sete di sapere fa fronte un enigmatico monolito nero che non si pronuncia e non si svela?
Comunque sia (e il film, mirabilmente, lascia aperta la questione, e lascia liberi di interpretare il suo "messaggio" così come si è liberi di interpretare la Vita, la Storia, e i massimi sistemi), il film mette in scena niente di meno che l'eterno "faccia a faccia" tra l'Uomo e il Grande Mistero. Se si vuole, è anche una rappresentazione del confronto, silenzioso e senza dialogo, tra l'Uomo e la Divinità (ma non è assolutamente indicato dal film, semmai siamo noi spettatori ad arrivare a pensare una cosa del genere).
2001 suggerisce, stuzzichevolmente, che senza un'intuizione particolare, avvenuta in un giorno qualsiasi dei milioni di anni che separano la comparsa della vita sulla Terra dall'inizio della Storia dell'Uomo, e magari con un "aiutino" esterno (il monolito che compare alle scimmie) l'evoluzione non sarebbe iniziata.
Ma qual è questa "intuizione"?! La scoperta del fuoco? Della ruota? Noooo... L'invenzione di un'arma. La scoperta che un osso di tapiro può essere usato per uccidere un altro tapiro, procacciarci cibo. Di lì il passo per uccidere anche un proprio fratello (Caino e Abele) il passo è breve.
La Storia dell'Uomo è in effetti storia di guerre, di VOlontà di Potenza che si scontra con VOlontà di Potenza. Sete di dominio e Violenza.
Questo è alla radice dell'evoluzione, questo sospinge la ricerca scientifica e la sete di conoscenze.

L'osso di tapiro, vola a ralenti nel cielo azzurro e - stacco, ed ellissi di milioni di anni - diventa un'astronave.
Il messaggio qui è chiaro e la sequenza è una delle più sublimi che siano mai state concepite.

Sulla Luna è stato scoperto uno strano Monolito Nero.
La sua origine è totalmente sconosciuta.
Sembra che, all'alba del terzo millennio, l'Uomo moderno (visto negli anni '60 con una buona dose di Positivismo) sia nuovamente chiamato "da fuori" a nuove conquiste.

Ma stavolta, a essere messo in crisi dal monolito, e a essere turbato da una nuova - naturale - innata - volontà di potenza non è l'Uomo, ma è la sua creatura: l'intelligenza artificiale - Hal.
Hal, che poi è il vero protagonista del film, l'essere (nient'altro che un occhio rosso e una voce inquietante!) con cui lo spettatore più solidarizza. Quanto appare più umano degli asetticissimi esseri umani che compaiono nel film - divenuti (così ci immaginavano negli anni '60 quasi disumani, nel controllo delle emozioni, nella familiarità con una tecnologia che ha preso il sopravvento sulle nostre vite. E'un'esagerazione, ma non ci sono andati poi molto lontani).

Hal - nella sua perfezione - avverte un conflitto tra la Missione alla cui supervisione è posto, e il fatto per lui misterioso d inspegabile che degli uomini abbiano tenuto segreto a degli altri uomini (i membri dell'equipaggio) lo scopo della missione.
Pensa di poter fare da solo e meglio dei suoi creatori contraddittori.
Ma si scopre vittima di quello che come computer non aveva potuto prevedere: la possibilità che un uomo possa rischiare la vita. David tenta, e riesce, a rientrare nell'astronave in assenza di pressurizzazione, dopo che Hal gli ha chiuso tutte le vie di accesso sotto il suo controllo.

Il "viaggio oltre l'infinito" - i dieci minuti di effetti speciali definiti il "trip allucinogeno" del film - rappresenta, allo sguardo di un uomo che non capisce quello che vede, l'orizzonte infinito di quanto l'Universo ancora nasconde, l'infinita dimensione del Sapere ancora al di là delle potenzialità umane (dal microscopico al macroscopico: nel trip si vedono galassie e cellule).

Alla fine, l'Uomo cui è stato mostrato tutto il mostrabile, ma che non è ancora arrivato a farlo suo (o non ci potrà mai arrivare definitivamente, anche se questa è la sua ambizione più grande?!), si trova a vivere una vita solitaria (metafora pessimistica della nostra essenziale condizione di individui?) ripercorsa in pochi minuti con un geniale e unico utilizzo del campo e controcampo, che suggerisce continuamente, tra l'altro, la costante percezione, da parte di quest'individuo solo, di non essere solo...

Questa vita intera trascorre senza un'aggiunta di senso, sino a un'estrema vecchiezza in cui l'uomo, ormai presumibilmente sul letto di morte, si trova, ironicamente ancora a fronteggiare un Mistero Assoluto, quello che ha dominato tutta la sua esistenza. E che nient'altro è che il Monolito Nero.
Dio?
Mah... Piuttosto, un "significante senza significato" adatto a rappresentare benissimo qualcosa che contenga il senso di tutto e tuttavia il cui senso sia assolutamente inaccessibile.

Quella mano alzata del morente verso di esso, sembra quasi indicare "ancora tu!...ma...ma...adesso ho capito! Eri tu con la tua impenetrabilità a governare e a portare avanti tutta la mia esistenza!".
Dopodichè, un imprevisto e improvviso carrello in avanti verso il monolito...che riempie tutto lo schermo. E sale la musica, e compare il Nuovo Feto Astrale.
Un uomo nuovo o l'allusione che la Vicenda umana è circolare, e che l'avventura è destinata a ripetersi eternamente in un
Eterno Ritorno (nietschiano)?

L'immagine del cerchio è ricorrente: e a me lo jogging fatto da David sull'astronave circolare, tranquilla corsa in linea retta MA circolare, quasi con l'illusione di andare sempre avanti percorrendo invece un cerchio, e tornando infinite volte sullo stesso punto, ha sempre lasciato la convinta sensazione che quella sia una voluta metafora della vicenda umana.
andrea9002  24/07/2010 10:13:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ieri l'ho rivisto per la 25esima volta e l'interpretazione degli ultimi 20 minuti mi è sembrata questa:
il viaggio oltre l'infinito ci dice che lo spazio non rappresenta più alcun significato... così come il tempo che trascorre in pochi secondi una vita intera.
Anche il significato di individualità viene a perdersi quando "l'altro" in realtà siamo ancora noi...
Cosa significa allora la morte di David?
Forse la morte di David rappresenta la morte dell'uomo nella sua quarta dimensione (legata allo spazio tempo) e la rinascita nella quinta (a noi ancora sconosciuta) dando così vita all' Uomo delle stelle, divincolato da tutto ciò che sono i normali limiti della materia.
Quindi un nuovo balzo evolutivo a causa del monolito...


jack_torrence  26/07/2010 12:56:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Affascinante che questo film lasci aperte 2001 interpretazioni.
La tua è affascinante: in effetti è così evidente che il viaggio oltre l'infinito sia connesso al concetto di spazio e a polverizzarlo, mentre la sequenza nella stanza in stile régence abbia a che fare con il concetto di tempo, lo annulli e anche con quello di identità.
Che sia "evidente" non vuol dire che hai colto cose facili. Come tutto ciò che è grande, è geniale e al contempo semplice.
Grazie davvero!
Ciao
Niko.g  24/07/2010 13:07:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Devi usare lo SPOILER!!!!!!!!!! Non puoi raccontare tutto il film!!!
jack_torrence  26/07/2010 12:59:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Può essere e ti chiedo scusa; vero anche che questo film contiene ben poca suspence, è un film narrativamente del tutto non convenzionale. Raccontarne lo sviluppo per toccarne alcuni significati non credo sia illecito, dove per giunta do quasi per scontato che la "trama" di questo film celeberrimo sia nota.
Credo che sia decisamente meno ovvio interrogarsi su quello che sta oltre la superficie (dello schermo).
Invia una mail all'autore del commento Steppenwolf  28/08/2010 15:48:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Prima o poi mi deciderò a postare un commento su questo "film", ma credo che lo "liquiderò" con un 10, perché ci sarebbe troppo da dire e farlo in uno spazio così breve sarebbe un crimine. Si potrebbero scrivere libri interi su questo film, senza esagerare(è stato fatto, vedi Chion, Wheat, analisi di critici, migliaia di saggi su internet, senza contare i milioni di post di utenti...).
Ci tenevo però a porre un quesito: Cosa rappresenta PER TE(qui entriamo nella soggettività assoluta)la stanza settecentesca in cui finisce Bowman?
Inoltre, molto interessante è che il finale di 2001 sia uno dei pochi nella carriera di Kubrick ad essere ottimisti.
Ne "Il bacio dell'assassino" Kubrick era lontano dalla sua visione, in "Orizzonti Gloria" c'è ancora la speranza(che poi svanirà nel canto che segna la fine dell'innocenza in Full metal jacket, quel "topolin topoli, viva topolin", un ritorno all'infanzia come in 2001, ma un regresso anti-nietzscheano... non è riconquistata la libertà creativa, ma ormai è tabula rasa, ci si può inculcare tutto, come ai bambini)poi c'è il finale falsamente consolatorio di EWS(secondo alcuni pessimisita, secondo altri ottimista... certo è un finale particolare, forse Kubrick ha fatto pace con se stesso e con i propri demoni? Oppure è solo un'ultima ironizzazione del maestro?). E ovviamente 2001. Ma nello script originale il feto azionava le testate nucleari orbitanti attorno alla Terra... poi Kubrick eliminò questo elemento(per fortuna, così facendo ha reso più aperto il finale del film)per non renderlo simile a quello del dottor stranamore.
E se quel feto fosse in realtà un demone, come disse Ghezzi che lo paragonò al figlio di Rosemary, del film uscito lo stesso anno?
jack_torrence  22/11/2010 21:19:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La stanza settecentesca per me (soggettività assoluta) è lo spazio in cui ciascun essere umano conduce la sua vita: familiare e chiuso in un isolamento da cui è impossibile evadere, procedere oltre. Le sue pareti rappresentano i limiti della soggettività stessa con il suo bagaglio di conoscenza. Le sue pareti rappresentano i confini tra il noto e l'ignoto
:-)