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UN AMLETO DI MENO regia di Carmelo Bene

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JOKER1926     7 / 10  17/07/2014 03:59:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Ci sono cose che devono restare inedite seppur editate…"

E' il getto parziale di una delle tante massime dell'Artifex , Carmelo Bene. Il tutto amabilmente ricollegabile al titolo della rilettura di una opera tragica, "Un Amleto di meno".
Perché un Amleto di meno? Semplice, ogni riproduzione, ogni accessibilità porta alla non accessibilità della stessa, ritorna la massima citata.

"Un Amleto di meno" è pura scrittura di scena che si differenzia, prendendo a schiaffi, il canovaccio e tutte le possibili standardizzazioni che ripetono l'opera; Carmelo Bene saliva in metafisica andando oltre il concetto del normale e del "già visto". La scrittura di scena stravolgeva ogni meccanismo e aromatizzava le cose, alle volte con questa macchinazione di Carmelo Bene il testo di partenza veniva letteralmente violentato, maciullato. Discutiamo quindi di puro Cinema/Teatro che va a sperimentare nello sperimentalismo.
Le scenografie con il lavoro dell'Artifex leccese si addensano nella concezione del clamore; "Un Amleto di meno" del 1973 offre, attraverso un grande limite di spazio, (classico del teatro di posa) un bagaglio stravagante di idee. I campi scenografici implodono ed esplodono in una festa di colori incredibili; i costumi poi contornano il resto (tutto ciò, nel frangente, fu curato dallo stesso regista) dando alla produzione un'atmosfera difficilmente replicabile: barocca, spettacolare ed eccessiva.
I colori e tutto ciò che ha a che fare con la resa scenica vanno a braccetto con una dinamica narrativa alquanto personale e imprevedibile; salta il banco, salta lo stesso Amleto.
"Un Amleto di meno" diviene arte personale, colma di spunti e simbolismi. E' in effetti una totale estraniazione e quindi solenne allontanamento dalla realtà, in pieno stile decadente. A muovere i fili del gioco, poi, l'immortale dubbio amletico che finisce per rendere il tutto ancora più vasto fra visioni di speranza, nichilismo e morte.

Consigliamo questo film del '73 a chi tollera l'istrionismo dell'individuo. Sarebbe grottesco sponsorizzare tali cose a chi è lontano dall'idea di totalità artistica, la fatidica scrittura di scena, che riporta sulla stessa linea ogni cosa della situazione, significati e significanti.