caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

L'AMORE MOLESTO regia di Mario Martone

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
elio91     8 / 10  29/01/2012 14:32:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo aver rivalutato in positivo (e già mi era piaciuto) Noi Credevamo farò in modo di non commettere lo stesso errore con Martone. E infatti ho riflettuto molto su questo suo lavoro del 1995, L'Amore Molesto: moltissimi lo hanno lodato come è giusto che sia, ritenendolo però una sorta di film incompiuto, non completo insomma. E se qualche difetto lo si nota, credo però che questo etichettarlo come "incompiuto" sia stato in realtà un abbaglio dei critici.
Si, perché ritengo il film volutamente incompiuto in tante sue componenti. La storia è frammentata ma scivola via in una Napoli lontana da quella conosciuta e soprattutto che scaccia via ogni stereotipo: è una Napoli grigia e quasi nera, squallida, deprimente. E il contesto geografico ha una sua importanza in questo lavoro, laddove il dialetto serve ad amplificare alcune espressioni inaspettatamente ambigue e inquietanti.
Anche perché senza mostrare scene particolarmente esplicite, L'Amore Molesto riesce ad essere morboso come poche pellicole italiane degli ultimi venti anni. Sarà quella galleria di personaggi grotteschi e sanguinari capaci di tutto, furenti: e in larga parte sono vecchi e disgustosi (ma sarà poi vero?).
Il viaggio psicologico della figlia alla ricerca di una madre che non è mai esistita è dilaniante, e soprattutto femminile: la Bonaiuto è bravissima a coglierne tutte le sfaccettature. E anche Angela Luce merita elogi tutti particolari perché si concede in una maniera non usuale per un attrice della sua età, e in un ruolo dagli strascichi carnali e schifosi per quanto compaia pochissimo.
L'ambiguità del finale tutto sommato è la chiusa perfetta dopo le rivelazioni che personalmente ho trovato inaspettate e gettano una luce diversa su tutta la pellicola.

Se poi bisogna forzatamente trovare un limite a Martone allora sarà paradossalmente anche il suo lato migliore: spinge infatti sul lato teatrale della vicenda, con ritmi pesanti e quasi martellanti, specie poi quando Delia girovaga col suo vestito rosso provocante in mezzo una Napoli quasi irriconoscibile. Ma questo che può inizialmente apparire come un difetto è appunto un punto di forza del suo cinema, uno dei migliori che abbiamo qui in Italia (e ce ne siamo ricordati in parte con Noi Credevamo); e alcune sequenze tra flashback crudissimi e inquadrature di un condominio kafkiano (alla Polanski magari?) sono cinema allo stato puro.
L'importante sarà non scambiare l'ambiguità con l'incompiutezza...