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L'AMORE MOLESTO regia di Mario Martone

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Light-Alex     7 / 10  18/02/2021 09:02:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In un processo a ritroso, dopo I grandi successi della quadrilogia di romanzi de L'Amica Geniale di Elena Ferrante, sono andato a ritrovare gli esordi dell'autrice e di conseguenza il suo libro di debutto ovvero L'Amore Molesto (1992), da cui è stata tratta questo buona trasposizione cinematografica del 1995 da parte di Mario Martone.

Forse nemmeno si aspettavano all'epoca che quell'autrice sconosciuta avrebbe scalato le classifiche di vendita dei libri non sono in Italia ma anche all'estero, anche se se ne intuivano già le potenzialità. Mi viene da pensare che questo genere di realismo, di aderenza alla realtà totale fatta anche passando per un uso massivo del dialetto, probabilmente all'epoca era qualcosa di non ancora capito a pieno, ed è stato sdoganato solo negli ultimi 10-15 anni, con i tanti lavori su degrado, violenza, criminalità, emarginazione (Gomorra, Suburra, Anime Nere, Reality di Garrone, potrei nominare tantissimi lavori sulle periferie degradate di Roma, Napoli…). In effetti la Ferrante, con le sue storie in dialetto stretto ha raggiunto il pieno successo con 20 anni di ritardo. Forse è stato un lento percorso di avvicinamento del gusto di massa al "vero", che aveva bisogno dei suoi tempi.

Venendo alla trasposizione di Martone credo si possa giudicare un ottimo lavoro. Il concetto di realismo che si respira nel libro è perfettamente presente. Martone secondo me ha scelto di puntare molto sulle note noir della storia, probabilmente per esigenze cinematografiche di dare un buon ritmo alla narrazione ed in effetti è stata una buona idea. Il risultato lo definirei un giallo psicologico. Nel libro invece, per quanto ci sia sicuramente questa struttura da giallo, direi che è più sullo sfondo, mentre prevale tanto il senso del morboso, dello sporco. E' una storia complessa in cui la ricerca dei chiarimenti sulla morte della madre portano Delia a riscoprire ciò che aveva dimenticato del suo passato. A rimmergersi in rapporti familiari dilanianti, in un concetto di amore sbagliato da cui ha dovuto allontanarsi, un amore che non è amore ma è possessione, gelosia, violenza, controllo. Il libro è anche a suo modo enigmatico, si porta dietro passaggi non chiari, risvolti dalla duplice lettura, finali aperti.

Credo che Martone abbia scelto di conservare quell'alone di mistero e di irrisolto, abbia conservato lo zoccolo duro del racconto, lo abbia depurato da una sorta di nebulosità. Inoltre ha limato alcuni passaggi poco convincenti in cui si vedeva l'acerbità della Ferrante (tra tutti l'inseguimento alla funicolare e il rapporto con Antonio, di cui direi di aver preferito la versione di Martone, piuttosto che alla surreale e confusa versione del romanzo).

E' difficile trasportare per intero la complessità di un romanzo, e anche qui dobbiamo comunque accettare che sia solo una trasposizione, ma comunque direi un ottimo lavoro di stampo realista e noir.