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LA CONQUISTA DEL WEST regia di John Ford, Henry Hathaway, George Marshall, Richard Thorpe

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Dom Cobb     7 / 10  06/11/2019 14:21:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una raccolta di diversi episodi, ciascuno dei quali narra un periodo fondamentale nella storia della colonizzazione del selvaggio West in un arco di tempo di circa un secolo seguendo ben tre generazioni della famiglia Rawlings. Si va dai primi pionieri alla caccia all'oro, dalla guerra civile all'arrivo della ferrovia, fino ai familiari scontri fra gli sceriffi e i fuorilegge...
Il colossal Western per antonomasia, non solo è dotato di tutti i massimi prodigi tecnici del formato panoramico dell'epoca, non solo porta la firma di tre assi del cinema di genere (fra cui lo stesso John Ford), ma vede anche la partecipazione di un cast di grandi nomi la cui lista è lunga come un treno, ben 24 a dar retta alle scritte sui poster. Comunque, il risultato dell'impegno profuso è, a dispetto di quanti oggi lo ritengono un capolavoro, solo un buon film.
La mia opinione riguardo il genere Western, che ritengo non esattamente il mio tipo e abbastanza lontano dalle mie sensibilità, l'ho già chiarita altrove e questo film non fa assolutamente niente per cambiarla: se si escludono le viste garantite dall'utilizzo del Cinerama, ottimamente fotografate da una folta schiera di direttori della fotografia, e la ricostruzione scenografica delle varie epoche storiche in cui sono ambientate le storie, l'unico elemento degno di interesse è proprio vedere la carrellata apparentemente infinita di star che compaiono nel corso delle quasi tre ore di durata. Qualsiasi nome venga in mente, è probabile che sia presente, da John Wayne ad Henry Fonda, passando per divi come George Peppard, Gregory Peck, Richard Widmark, Debbie Reynolds, solo a citarne alcuni. Una tale concentrazione di stelle, ognuna con un ruolo che va oltre la semplice comparsa, non si era mai vista prima d'ora e probabilmente non si vedrà mai più in futuro.
Un peccato allora, che per la maggior parte del tempo si vaghi in un mare di banale normalità: sebbene il film non annoi e, in definitiva, la lunga durata fila via con una relativa facilità, i segmenti narrati non lasciano davvero un'impressione duratura, limitandosi spesso e volentieri a fare il compitino, pur con innegabile competenza sia da parte del regista di turno, sia per quanto riguarda le recitazioni, tutte solide anche se mai eccezionali. Forse perché ogni segmento aveva delle potenzialità che avrebbe potuto essere tirato fuori solo sotto forma di un lungometraggio, o forse per l'esatto contrario: perché, oltre a una funzione autocelebrativa, nessuno dei segmenti ha veramente qualcosa di sostanzioso da offrire a livello di contenuti. In un modo o in un altro, si tratta di temi che sono già stati affrontati altrove o verranno affrontati in futuro con maggiore convinzione.


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Va anche detto che, nonostante la fotografia in sé sia superba, nella copia da me visionata sono comunque visibili due linee verticali che dovrebbero corrispondere all'incurvatura data dall'impiego del Cinerama, fonte continua di distrazione durante la visione.
L'unico sussulto si ha con la strepitosa sequenza conclusiva, che tra l'altro vanta anche la presenza dei membri più carismatici del cast, ovvero Lee J. Cobb e un perfido Eli Wallach.


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Non dura molto, ma nella sua intensità è più che abbastanza per salvare capra e cavoli, ad accrescere considerevolmente il tasso di gradimento e a far salire il livello di qualità ben oltre la sufficienza.
Quindi, a conti fatti, quella che a detta di molti è l'epopea definitiva della storia del West si riduce per me a una collezione di gradevoli episodi, un buon modo per trascorrere un po' di tempo in completa rilassatezza, sebbene la durata lunga possano mettere alla prova i nervi degli spettatori meno pazienti e la retorica tipicamente americana di cui ogni fotogramma è intriso possano dare un po' di fastidio. La sequenza finale, di contro, è l'unico momento da antologia e il motivo più valido per cimentarsi nella visione.