laTraviata 8 / 10 08/02/2009 21:57:04 » Rispondi Il cinema del dopoguerra nella sua funzione di manifestazione della tragedia collettiva, prova a fatica a farsi strada per superare il dramma. Siamo ancora in pieno neorealismo, anche se Zampa trasgredisce alcune linee: per esempio l'uso dell'attore non professionista. Un Aldo Fabrizi straordinario regge i fili di questa preziosa pellicola, vestendo i panni del contadino legato ai valori della famiglia e della terra. Una figura saggia, pacata, fuori dalla politica. Il suo è un atteggiamento concreto, radicato nel reale, di un personaggio che gli eventi li subisce. L'ambientazione è quella della provincia di campagna, un arcadia senza tempo, un luogo periferico che non è spazio canonico della campagna d'Italia. Insolito per il genere. Alle lotte partigiane e alle scene di guerra infatti, si sostituisce una dimensione idealizzata, pacifica, naturale. E' un film particolare che merita attenzione. Non si schiera, non mostra ideologia, ma solo un senso antico di cosa è bene e cosa è male. E la semplicità della povera gente che non ne puo' piu' e vuole solo vivere in pace.