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IL MUCCHIO SELVAGGIO regia di Sam Peckinpah

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amterme63     9 / 10  29/12/2009 23:20:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' un film molto complesso e difficile da commentare. Comunque non delude e lascia tante impressioni a rincorrersi nella testa. Prima di tutto riesce molto bene a catturare l'interesse e l'emotività dello spettatore. Dalla prima all'ultima scena si seguono con emozione e partecipazione le varie azioni, le sparatorie, gli inseguimenti, le imprese al limite della follia.
Oltre a questo, Il Mucchio Selvaggio è un western che si distingue soprattutto per i risvolti quasi filosofici che percorrono come una sottotraccia tutta la storia. Infatti se lo si guarda con molta attenzione, si scoprono tanti indizi che portano a riflessioni generali.
Lo si nota fin dalla scena iniziale in cui alcuni ragazzini si divertono ad assistere e a provocare la morte di uno scorpione assalito da una miriade di formiche. E' la dimostrazione di come il "male", la parte violenta e sadica dell'uomo, sia in fondo qualcosa di naturale e connaturato, fin dalla tenera infanzia. Quello che può magari essere all'inizio curiosità e divertimento, diventa però ben presto la prassi normale del vivere sociale, o almeno qualcosa di cui si ha normalmente a che fare e che si finisce per imparare.
Le sparatorie di questo film sono sparatorie "sporche", dove si colpisce a casaccio, chi capita, capita, senza riguardo per nessuno. Il concetto viene espresso benissimo dalla tecnica di ripresa. Le inquadrature si susseguono frenetiche, i punti di vista svariano, il tutto diventa una carneficina generale dove si fa fatica a capire lo scopo, dove non esistono i buoni o i cattivi. Addirittura in una scena anche un bambino vi partecipa, ma del resto tutte le sparatorie si svolgono sotto gli occhi dei bambini. Si fa vedere chiaramente come la violenza non sia un puro evento narrativo, ma un evento "naturale" e illogico che marchia indelebilmente il mondo.
Il Mucchio Selvaggio è uno dei primi film americani in cui non si fanno più distinzioni fra azioni pro o contro la legge (quella scritta). E' assolutamente secondario il fatto che gli "eroi" svolgano attività illecite e soprattutto non intacca minimamente la loro statura etica e l'importanza estetica che ricoprono nel film. Anzi salta proprio all'occhio la mancanza di "punizione" o del ristabilimento di un ordine basato su norme civili collettive. Il fatto è che si dà quasi per scontato che la vita sociale e civile non sia altro che una lotta all'ultimo sangue del più forte sul più debole e del piu furbo sul più ********. Del resto il quadro umano ritratto da Peckinpah in questo film è veramente desolante: a parte gli eroi/protagonisti, ci troviamo a che fare con una umanità, un "popolo", degradato, abbrutito, sporco, vizioso e questo indipendentemente che si tratti di Americani o di Messicani.
I pochi borghesi "perbene" pensano solo ai propri affari o si lanciano in ridicole crociate "antivizio". Brillano per assenza le istituzioni (dov'è il classico sceriffo?) e addirittura l'esercito americano viene apertamente dileggiato.
Certo, Sergio Leone aveva spianato la strada con i suoi film in cui grandeggiano gli eroi senza scrupoli, che agiscono al di là del bene e del male. Peckinpah fa però un discorso più generale e approfondito e soprattutto più umano. Gli eroi di Peckinpah non vivono solo per essere i più veloci e i più furbi; si guardano intorno, si guardano dentro e addirittura tentano una specie di "disperato" recupero di valori, da contrapporre al disastro generale.
A prescindere dal perseguimento della ricchezza materiale (dove l'etica non ha in pratica valore), chi è considerato fuorilegge è proprio quello che tiene fortemente a una legge non scritta, a una specie di imperativo categorico, che prevede l'assoluta fedeltà alla parola data (una rigida "onestà" interiore) e al grande valore dell'unione di gruppo e dell'amicizia.
Peckinpah non la fa però così facile. Chi segue queste regole morali deve combattere molto duro per mantenerle. Del resto le figure "etiche" in questo film sono anziane, disilluse, quasi una sopravvivenza del passato. Spesso sono poi sottoposti all'ironia, giusto per renderli più umani e meno eroi alla Sergio Leone. Spunta poi il movente politico (il giovane Angelo), ma anche questo personaggio viene in qualche maniera smontato o smentito.
Alla fine però, grazie al sacrificio, sono proprio i valori di fedeltà al proprio gruppo di appartenza e di profondo attaccamento alla persona amica e/o compagna a essere celebrati e posti a supremo traguardo eroico e nobilitante per una persona. Si tratta di valori individuali e di coscienza, non di attaccamento a norme civili o collettive. Peckinpah quindi non è assolutamente un nichilista, o un distruttore di certezze o punti di riferimento. Afferma l'esistenza di qualcosa per cui serve morire, delle idee da difendere e questo senza però nascondere l'effettiva "inutilità" in una società umana ormai inzuppata di male e violenza.

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