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IL BOSCO FUORI regia di Gabriele Albanesi

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oh dae-soo     7 / 10  28/07/2011 13:41:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo lo splendido film di Alemà, spinto da una rinnovata euforia ultranazionalista decido di vedermi un horror low budget made in Italy che a differenza di At the end of the day non è stato praticamente distribuito. Parlo di "Radice quadrata di 3" ma, senza sottotitoli, avrei forse avuto meno difficoltà con l'aramaico rispetto al dialetto friulano. Interrompo dopo 7 minuti. Mi butto allora, per restare nel range che mi ero prefissato, ne Il Bosco fuori di Gabriele Albanesi.
E anche stavolta rimango colpito molto favorevolmente.
Film la cui analisi è un continuo paradosso.
E' una scopiazzatura e citazione di mille altri (su tutti Non aprite quella porta con la famiglia di pazzi, la motosega, la roulotte e la cena) ma al contempo ha uno dei suoi punti di forza proprio nell'originalità delll' assemblaggio.Credo addirittura che se fosse più conosciuto potrebbe anche interessare gli americani per un remake.
Ha un uso delle luci pessimo (tanto da incorrere in errori di notte/giorno madornali) ma ha un paio di sequenze meravigliosamente fotografate come la fuga della ragazza al buio nella strada bianca.
Ha personaggi allucinanti, assurdi, pacchiani e assolutamente inverosimili come il trio di coattoni romani o i due fratelli handicappati acquisiti, ma proprio in tali personaggi Il Bosco fuori racchiude la sua particolare "magia".
Offre una recitazione a tratti imbarazzante (per esempio nella pseudo professionista Rocchetti) ma in alcuni casi talmente buona (vedi il padre) da farci dimenticare l'amatorialità del tutto.
Regala momenti di (in)volontaria comicità (vedi la battuta del coatto post-sbudellamento o lo scoppio del mega-bubbone) ma ha la forza di mantenere un fondo di serietà davvero notevole. E' tutt'altro che una commedia horror a dir la verità.
Spinge moltissimo sul grottesco, sullo splatter, sull'esagerazione ma di fondo (di fondo proprio, nessuna pretesa autoriale) tratta argomenti delicati e importanti come quello del diverso, dell'amore cieco per il proprio figlio, della violenza come divertissement e della scoperta di sè. A questo proposito mi è piaciuto moltissimo il personaggio di Giulio, un bimbo sì diverso, ma tutt'altro che mostro, che con ingenuità e innocenza inizia a conoscere e convivere con la propria natura. Per restare a visioni recenti c'è qualcosa di The Hamiltons in tutto questo.
In definitiva un buon prodotto che trasuda passione scena dopo scena. Albanesi ha coraggio e, a proprio rischio e pericolo, non tira mai il freno e arriva fino in fondo in ogni aspetto o situazione che propone, sia grottesca che più seria. Come detto non mancano, anzi abbondano, errori tecnici e di scrittura (la ragazza che alla fine invece di fuggire, va in cantina...) ma c'è la netta sensazione che non si poteva far meglio, che si sia raggiunto il 100% dei risultati che mezzi e storia potevano garantire.
Gli effetti, avendo Stivaletti in troupe, non potevano che esser buoni, a parte quello finale bimbo mutilato, con un corpo evidentemente finto messo davanti a sè. Il massacro finale che ci troviamo in casa però è da Serie A del genere.
Bravo Albanesi, speriamo che anche lui approfitti di quest'aria nuova che si inizia a respirare e venga aiutato in un lavoro futuro.