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IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO regia di Sergio Leone

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hghgg     9 / 10  16/08/2013 23:56:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E vabbè, che c'è da dire, un film bellissimo, davvero grande. Grande per come chiude il primo ideale "ciclo" di Leone, quello del cosiddetto dollaro, grande perché raccoglie tutto ciò che di buono "Per qualche dollaro in più" aveva già seminato e in più aggiunge ulteriore maturità, per come unisce sapientemente ironia e divertimento (perché questo film sa anche far ridere, eccome) col dramma e la schifosa realtà della guerra civile americana contro cui i protagonisti, anti-eroi carismatici e infallibili del West, vanno a sbattere perplessi e sgomenti, in contrasto con quell'epicità fuori dal mondo del Western americano che io più di tanto non apprezzo e che Leone almeno in questa splendida parte di film spazza via, anzi sono i cannoni che la spazzano via. "Mai visto morire tanta gente e tanto male" dice il Biondo, Clint Eastwood, perfino le sue due espressioni attonite di fronte a qualcosa che va ben oltre le loro sparatorie contro i cattivi di turno puntualmente seccati dalla mira infallibile e dalle sei colpi. Un frammento di realtà prima che il film torni su binari più classici e termini con lo straordinario "triello" in un momento di altissimo cinema, seppur certo più scontato. Una maturità che proseguirà poi nell'epitaffio struggente di "C'era una volta il West" che due anni dopo aprirà il secondo e ultimo ciclo della carriera di Leone, quello sul tempo, sulla nostalgia, sulla fine di un'epoca, qualunque essa sia.
"Il buono, il brutto, il cattivo" va avanti così, incalzato dalle sempre straordinarie musiche di Ennio Morricone qui forse le più trascinanti che abbia mai scritto, senza mai annoiare e anzi con slanci di ironia e divertimento impagabili, grazie ad una delle coppie cinematografiche più azzeccate perlomeno degli anni '60, quella composta da Clint Eastwood ed uno straordinario Eli Wallach, vero mattatore del film, istrionico, spassoso, incontenibile è lui l'anima del secondo capolavoro del Sergione. La coppia è affiatatissima e va alla grande (meravigliosa tutta la sequenza dei due contro gli uomini di Sentenza nella città abbandonata) ma Wallach tiene su la scena in maniera impressionante, e rimane impressa a lungo nella mente quella sua corsa a perdifiato per il cimitero, con la camera che gira e gira sempre più vorticosamente (ah, Leone, quanto ci sa fare Leone) e L'Estasi dell'Oro di Morricone si fa sempre più potente, epica, bollente.
C'è poi Lee Van Cleef, questa volta spietato assolutamente convincente a formare l'ultimo lato del triangolo. E tanti bravi caratteristi, dal solito Mario Brega ad un Aldo Giuffré da antologia.
E poi c'è Leone, che dirige in maniera impeccabile ma lo stile di costui lo conoscono ormai anche i sassi, e siamo tra i pesi massimi di tutti i tempi, regia viva, pulsante, cuore del film.
Strepitosa, ed esilarante, l'ultima scena affidata proprio a Wallach in cui l'interazione tra dialoghi e colonna sonora è una meraviglia, con l'ultima imprecazione del povero Tuco che sfocia direttamente nello storico tema principale del film ("Lo sai che cosa sei Biondo ? Sei figlio di una grandissima puttaauauaaauauuaaa, ua-ua-uaah :D se non si vede non si gode), e poi in lontananza, sul solito campo largo, il biondo Eastwood che si allontana cavalcando per i cavoli suoi, dopo l'ultimo scherzetto giocato all'amico/nemico.
Filmone, ma one-one.