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IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO regia di Sergio Leone

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PaulTemplar     10 / 10  16/12/2011 18:27:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nel 1966 Sergio Leone chiude la trilogia del dollaro con Il buono, il brutto e il cattivo, la sua opera, almeno fino a quel momento, più ambiziosa e sopratutto girata con più mezzi a disposizione. I due fortunatissimi precedenti, Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più gli avevano permesso di poter finalmente disporre di finanziamenti cospicui; così Leone sceglie un cast di più largo respiro, sceglie di girare il film con tempi cinematografici più lunghi e sopratutto esce dai temi trattati nei due film precedenti per parlare della guerra di secessione americana, guardando sia alla storia in se stessa, sia ad un discorso di più ampio respiro, la denuncia degli orrori della guerra, simboleggiata in vari punti del film, da alcuni episodi chiave, come il famoso attacco al ponte, oppure dal campo di concentramento sudista o ancora dalla morte del povero soldatino a cui Biondo porge l'ultima sigaretta.
Il buono, il brutto e il cattivo è la summa dell'arte di Leone, un film bellissimo in larghi tratti, supportato dalla sontuosa recitazione dei tre protagonisti, Eastwood, Van Cleef e il possente Eli Wallach, da una colonna sonora semplicemente stupefacente e da un ritmo che affascina lo spettatore portandolo attraverso gli orrori della guerra in una pazza corsa ad un tesoro rappresentato da 200.000 dollari sepolti dallo sconosciuto soldato Jackson in un cimitero Confederato.
Leone bada molto alla caratterizzazione dei personaggi, e questa volta sceglie due attori con cui ha già lavorato, il solito Clint Eastwood a cui affida il ruolo di Biondo e Lee Van Cleef, a cui affida il ruolo del crudele sergente Sentenza. Il terzo protagonista è uno strepitoso Eli Wallach, che si immedesima così tanto nei panni di Tuco Benedicto Pacifico Juan Maria Ramirez da risultare, alla fine, il più bravo dei tre, ammesso che si possa fare una scala di valori di interpretazioni così intense.
Per la sceneggiatura del film Leone si era affidato al duo Age e Scarpelli, ma deluso dal risultato, la rimaneggiò totalmente, sostituendo i dialoghi scritti dal duo con altri di suo pugno; è per questo che Il buono il brutto e il cattivo, alla fine, diventa un film assolutamente ascrivibile a Leone, che è libero di modellare la pellicola a suo gusto e piacimento.
Anche la selezione degli attori non protagonisti rivela una sapiente, profonda conoscenza dei caratteristi del mondo del cinema: basti pensare alla presenza del solito, bravissimo Luigi Pistilli, che interpreta alla perfezione Padre Pablo Ramirez, fratello di Tuco, oppure alla presenza di Aldo Giuffrè, un intenso Capitano Clinton, l'uomo che morirà con il sorriso sulle labbra dopo aver finalmente visto il maledetto ponte saltare per aria. Ma sono altri i caratteristi degni di menzione: c'è Rada rassimov, che interpreta Maria, la prostituta; c'è l'immancabile Mario Brega, che è il caporale Wallace….
I 180 minuti di durata del film, che si apre con Tuco e Biondo soci in una truffa ai danni degli sceriffi, e che si chiude con il famoso Triello, lo scontro finale tra Sentenza, Tuco e il Biondo e successivamente con la splendida sequenza di Tuco con il cappio al collo in bilico su un barile, salvato da un colpo di fucile di Biondo, che lascia all'ex socio metà del bottino, sono tre ore di grande cinema, di grande spettacolo e di grande divertimento.
Wallach gigioneggia per tutto il film, mentre, per una volta, Eastwood e in secondo piano; come racconterà Leone, i rapporti tra i due si deteriorarono per la pretesa di Eastwood di intepretare la parte di Tuco, che in effetti era assolutamente indatta per Eastwood:
"Ci mancò poco che non facesse la parte del Biondo. Dopo aver letto il copione ,trovò in effetti che il ruolo di Tuco fosse troppo importante, che fosse il migliore dei due ruoli. Tentai dunque di ragionarci: "Il film è più lungo degli altri due. Non puoi essere tutto solo. Tuco è necessario per la storia, e resterà come ho voluto che fosse. Devi capire che è il comprimario… e il momento in cui appari tu, è la star che fa la sua apparizione."[ Eastwood però non fu convinto, dunque Leone, insieme con la moglie, dovette andare in California per tentare una mediazione. La moglie del regista, Carla, ricorda perfettamente: "Clint Eastwood con sua moglie Maggie venne al nostro albergo... io spiegai che il fatto che avesse al suo fianco altri due grandi attori non avrebbe potuto che rafforzare la sua statura. A volte anche una grande star che interpreta un ruolo più piccolo insieme ad altri grandi attori può trarre vantaggio dalla situazione. A volte fare un passo indietro voleva dire farne due avanti." Mentre le due mogli parlavano, Eastwood e Leone si scontrarono duramente, e il loro rapportò iniziò a incrinarsi. Leone disse: "Se interpreta la parte ne sarò felicissimo. Ma se non lo fa - beh, visto che sono stato io a inventarlo, domani dovrò inventarne un altro come lui."Dopo due giorni di trattative l'attore accettò di fare il film e volle essere pagato 250.000 $ più il 10% dei profitti dei botteghini in tutti i territori occidentali,un accordo che non trovò contento Leone."
A Van Cleef spetta il ruolo più antipatico, quello del crudele Sentenza; l'intepretazione dell'attore è eccellente, e riesce credibile così com'era credibile nei panni del colonnello Douglas Mortimer.
Parlare della trama del film, in fondo, è inutile; chi non ha visto questo capolavoro in una delle tantissime riproposizioni televisive, quello che più conta, nel film, è l'armoniosità della storia, che regge le tre ore di proiezione senza grossi cedimenti, attraverso lo sviluppo delle storie a volte parallele, a volte come destini incrociati, di Tuco, Sentenza e Biondo; Leone si diverte a mostrare le carriere di Biondo e Tuco mentre truffano gli sceriffi con la loro eccezionale abilità con pistole e fucili, mentre Sentenza in effetti è un pò trascurato. La vita di Tuco, gaglioffo si, ma per necessità, come racconterà a suo fratello, padre Ramirez, "dalle nostre parti o muori di fame, o diventi prete oppure bandito: Io ho scelto la via più difficile" viene vista con sguardo ironico ma in fondo affettuoso dal grande regista.

A completare l'armonia del film, la grandissima colonna sonora, opera di Morricone, questa volta, a differenza delle due produzioni precedenti, preparata in anticipo; come disse Leone, "Ennio non è solo un musicista: è il miglior sceneggiatore dei miei film. Sul set giro con la sua musica, e questo aiuta gli attori ad entrare nell'atmosfera del film, a capire meglio i propri personaggi: ogni tema rappresenta perfettamente le caratteristiche d'un personaggio, il suo spirito. Che sia un sistema vantaggioso, per girare, lo conferma il fatto che anche Kubrick, dopo aver parlato con me, lo abbia adottato; ma non è la musica in generale, a permetterlo: è la musica di Ennio."

Mi si consenta un appunto personale.
Tra i western girati da Sergio Leone, Il buono il brutto e il cattivo è quello, a mio personalissimo giudizio, praticamente esente da difetti; Leone, finalmente libero di poter disporre di soldi e mezzi, si diverte a ricostruire scenari e situazioni di largo respiro: basti pensare alla scena epica del ponte, che diventa cruciale per capire anche la psicologia dei due personaggi Tuco e Biondo, che rischiano la vita anche per salvare quella di migliaia di incolpveoli soldati. Se i due lo fanno principalmente per loro tornaconto (Leone bonariamente lascia intendere questo), è indubbio che l'intera scena poteva essere tranquillamente eliminata dal film, senza per questo sminuirlo; al contrario, Sergio Leone intendeva mostrare la brutalità, l'idiozia della guerra, e puntò moltissimo proprio su quelle sequenze.

Per questo il film lo si ama alla follia, per quella sua commistione perfetta di umorismo nero, di ironia, di avventura che permea, pervade il film dalle prime alle ultime battute, con quella scena finale di Tuco che urla "Biondo, sai di chi sei figlio tu? Di una grandissima *******" con l'ultima sillaba che scompare sulla scia della magica musica di Morricone.
Il film venne accolto bene dalla critica; l'unica eccezione fu rappresentata da Moravia:
"Il film western italiano è nato non già da un ricordo ancestrale bensì dal bovarismo piccolo borghese dei registi che da ragazzi si erano appassionati al western americano. In altri termini il western di Hollywood nasce da un mito; quello italiano dal mito del mito. Il mito del mito: siamo già nel pastiche, nella maniera."
Parole di un mediocre scrittore, tra i più sopravvalutati della storia della letteratura e di un pessimo recensore cinematografico.
Sentenza  25/05/2012 00:25:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Soccia che commentone...bravo però..
bulletheory  25/02/2012 11:13:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
commento eccezionale, tanto di cappello.