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IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO regia di Sergio Leone

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Invia una mail all'autore del commento Elly=)     10 / 10  06/12/2010 21:03:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A metà degli anni '60, Hollywood cominciava a stancarsi del western, visto ormai come un vetusto e pesante cimelio. I vecchi film erano ormai parte integrante della storia del cinema, a il genere sembrava inadatto ai nuovi gusti della gente. Sergio Leone era di un altro parere: secondo lui, il western aveva solo bisogno di essere rinnovato. L'influenza dei suoi "spaghetti-western" (il soprannome americano designava le ambientaziomi italiane, che si integravano cmq a quelle spagnole, e l'abbondanza di sangue finto) sul cinema contemporaneo prova che il grande regista non si era sbagliato. Leone, che aveva alle spalle alcune esperienze come aiuto-regista, invitò in Italia il semi-sconosciuto Clint-Eastwood per un rifacimemto de "La sfida del samurai" (1961) di Akira Kurosawa, tratto dal romanzo di Dashiell Hammett "Red harvest": nacque così la prima delle sue iconiche opere con un "protagonista senza nome": "Per un pugno di dollari" (1964). Girato con pochi fondi, l'elegante e innovativo film ebbe un enorme successo; Leone girò quindi "Per qualche dollaro in più" (1965), sempre con Eastwood come laconico antieroe. Ma la consacrazione definitiva di Leone come leggenda del cinema sarebbe venuta con l'ultimo episodio della trologia, "il buono, il brutto, il cattivo". Malgrado l'immediata identigicazione dei tre con i soprannomi del titolo, la trama svelerà che i confini fra i diversi caratteri sono in realtà meno definiti. Al di là della trama, Leone sembra maggiormente interessato alla resa in termini visivi di ogni singola scena. Ogni inquadratura viene curata come un grande dipinto, con frequenti primi piani ravvicinatissimi, addirittura sugli occhi degli attori. La storia é raccontata con un montaggio radicalmente innovativo, seguito dal ritmo delle celebri misiche di Morricone, eseguite da un'orchestra con l'aggiunta di strumenti moderni e chitarre elettriche. Lo stile del regista emerge in ogni scena così come il sudore corre sui volti dei suoi protagonisti. Nel duello finale a tre, nel cimitero, l'attenzione si focalizza sui volti di Eastwood, Wallach e Van Cleef, in una sequenza tra le più citate e parodiate della storia del cinema. La musica ipnotica di Morricone cresce di intensità, mentre l'inquadratura passa sempre più velocemente di viso in viso, catturando i battiti di ciglia e le mani pronte ad impugnare le pistole. Con "Il buono, il brutto, il cattivo", Sergio Leone ha riscritto le regole del western.