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IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO regia di Sergio Leone

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chry2403     10 / 10  30/05/2009 02:28:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
È inutile cercare tanti giri di parole per descrivere questo film, in pratica è IL FILM per eccellenza del genere western. Punto. Se ci fosse la lode la meriterebbe in pieno.

La grandezza di questa pellicola si capisce fin dalle scene iniziali dove quel grande genio di Sergio Leone caratterizza i protagonisti in tre semplici spezzoni, indicandoli poi con una semplice scritta iniziando dal brutto (Wallach), proseguendo dal cattivo (Van Cleef) e finendo col buono (Eastwood).

Fondamentale è l’idea di Leone di voler far capire fin dall’inizio che il buono non è sempre buono ed il cattivo non è sempre cattivo, ed anche un brutto può essere simpatico e quindi si può parteggiare pure per lui. In questo modo Leone rivoluziona il concetto classico e lo ridisegna elevando il genere umano ad una più alta concezione della vita e delle sue dinamiche.

A questo punto il film è già avviato, lo spettatore è già rodato e prosegue la visione con le vicende inondato dalle musiche, a volte soavi a volte decise, di quell’altrettanto genio che corrisponde al nome di Ennio Morricone. Memorabile la canzone iniziale e che ricorre più volte, questa è La Canzone western per eccellenza senza discussioni, ma sono eccezionali ed elevano un film già superlativo anche “Il triello” che accompagna il fantastico gioco di sguardi finale e “L’estasi dell’oro” (di cui i Metallica hanno scritto una versione che apre sempre i loro concerti) con Tuco che salta da una parte all’altra del cimitero, e lo spettatore che rimane immobile, estasiato dalla splendide riprese rimanendo nel dubbio se ridere per l’andatura goffa od emozionarsi per l’imminente ritrovamento dell’oro. E dire che per ben 7 minuti nessuno proferisce parola ma è impossibile accorgersene senza saperlo prima perché le scene mirabili e la musica fantascientifica fanno perdere il senso del tempo.

Senso del tempo perduto che ricorre per tutto il film, Sergio in collaborazione con Ennio rendono le 3 ore molto più brevi della loro reale durata, alla fine sembra che siano passate un paio d’ore scarse, classica dimostrazione della bontà della pellicola.

Il gioco di sguardi che ricorre spesso nel film e soprattutto nella parte finale è qualcosa di indescrivibile, con queste semplici inquadrature si capisce tutto di quello che deve passare per la mente dei protagonisti: la paura di perdere la vita, la necessità di sfoderare la pistola prima degli altri, la preoccupazione di non essere colpiti dalle pallottole in volo, merito anche degli attori perfetti per le rispettive parti. La scena degli sguardi nel finale è così superiore a qualunque altra cosa nella storia del cinema che è studiata all’università del cinema di Los Angeles fotogramma per fotogramma come esempio del montaggio perfetto.

Eccezionale anche l’idea d’inserirci la più importante guerra combattuta nel continente americano come sottofondo del film e considerata quasi come una scocciatura dai protagonisti che hanno di meglio da fare, con una critica neanche tanto velata del regista all’assurdità della guerra.

E che dire dei dialoghi? Almeno una mezza dozzina sono da storia del cinema, non mi viene in mente nessun altro film che ne racchiude un numero così elevato di memorabili, citarne uno sarebbe far torto agli altri, ma voglio riportare ugualmente quello che mi è rimasto più impresso:

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Difetti? Mah, ho riguardato la versione restaurata recentemente e negli anni l’ho visionato più e più volte, ho cercato in tutti i modi un difetto, ma non ce l’ho fatta, non ne ho trovato nessuno. Anche la tanto vituperata lentezza è una stupidaggine, io generalmente amo i film veloci, ma il western è per sua natura più lento degli altri generi ed in questo caso è assolutamente funzionale al film, ogni piccola sosta è utile per capire la situazione e per rendere ancora più spasmodica l’attesa per i fatti che devono accadere lasciando che lo spettatore sia inondato dalle eccellenti musiche di Morricone preparandolo così alle scene che verranno.

In genere i sequel non hanno grande successo perché privi della freschezza del primo film e mancanti di valide idee nuove, ma capita che ci arrivino vicino, in questo caso Leone ha stravolto tutti i canoni acquisiti, ha fatto il miracolo di rendere il terzo sequel migliore dei precedenti due (che già erano bellissimi) con una classe semplicemente superiore.

Sono innumerevoli i richiami successivi a questo film, cito solo due tra i famosi: George Lucas in Star Wars 3 (ha preso in prestito i primi piani del triello finale) e Quentin Tarantino, noto ammiratore di Sergio Leone, in Kill Bill 2 cita Sergio nei titoli finali.

Tantissimi sono gli aneddoti di questo film, dal fatto che Wallach rischiò la vita tre volte ai problemi per le riprese dell’esplosione del ponte al lavoro immenso per costruire da zero il cimitero, ma quello che a me piace di più è il famoso “dettaglio dello sperone”, ovvero per inquadrare un dettaglio che il direttore di produzione aveva dimenticato Leone ha atteso che ci fosse sullo sfondo un’intera città. Da allora quando un regista dice che manca un dettaglio c’è sempre il terrore che non sia proprio il “dettaglio dello sperone”.

E che dire degli attori? Eastwood, Wallach e Van Cleef sono uno più bravo dell’altro, non si può dire chi è stato il migliore perché tutti sono stati non meno di eccellenti interpretando il film della loro vita. Ora quando si parla di western si pensa a Eastwood come il buono ed a Van Cleef come il cattivo. Dietro le quinte solo Eastwood ha creato problemi perché voleva che il suo personaggio fosse il più importante del film, ma alla fine Leone gli ha fatto capire che in certi casi è importante fare un piccolo passo indietro per ottenere qualcosa di più grande, ovvero creare il western perfetto (concetto che ricorda il famoso Celtics Pride dei Boston Celtics, franchigia che milita nell’NBA). I tre personaggi infatti s’integrano in modo perfetto, per alcuni forse può essere più simpatico Tuco, ma personalmente sono legatissimo al biondo e non lo scambierei mai con Tuco.

Chiudo con una critica: come si fa a non dare nessun Oscar a questo film? È un vero scandalo, ma bisogna anche ricordare che a quel tempo non era presente l’attenzione mediatica di tutto quello che esce nelle sale cinematografiche come c’è adesso. Se uscisse in questi anni prenderebbe tranquillamente una decina di Oscar.

Se si vuole guardare un film western ci si può accontentare di uno qualunque, ma se si vuole il meglio del meglio allora non si può prescindere da questo Capolavoro.
Maniac Cop  27/07/2009 20:23:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Il film per eccellenza del genere Western. Punto"?????!!!!!! Ma nei hai visti film western????!!!!!
chry2403  20/08/2009 01:11:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tantissimi, è per questo che ho risposto così.
Invia una mail all'autore del commento wega  20/08/2009 21:31:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Gli incipit di Tiomkin sono quelli western per eccellenza, mica questo. Dai non ce la può fare questo bellissimo film con "Sentieri Selvaggi". Perché poi "Wild Bunch" è talmente di un altro pianeta che non serve più citarlo.
PulpGuy88  14/11/2009 19:28:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ancora con quelle mattonate di John Wayne? Roba da addormentarsi dopo i titoli di testa...

E' un genere di western antiquato e noioso...