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PER UN PUGNO DI DOLLARI regia di Sergio Leone

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Dom Cobb     8 / 10  28/04/2016 22:38:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sul confine fra Stati Uniti e Messico, in un paesino più morto che vivo, si fanno guerra per il dominio del traffico d'armi e di alcol due bande rivali, i Rojo da una parte e i Baxter dall'altra... finché in mezzo non capita un misterioso straniero senza nome dalla mano agile.
E' difficile approcciarsi a un film come Per un pugno di dollari senza esser rimasti prima dalla fama che lo circonda: caposaldo del filone spaghetti-western, capace di rivoluzionare un genere che, all'epoca, stava letteralmente morendo, ribaltandone completamente gli archetipi; trionfo registico e stilistico che ha lanciato la carriera del regista, il leggendario Sergio Leone, e del compositore, l'altrettanto noto Ennio Morricone. Per quanto mi riguarda, l'intera filmografia western del nostro Sergio ha segnato profondamente la mia infanzia (sì, nonostante le numerose scene di violenza, guardavo questi film già quando avevo sei-sette anni), per cui non ricordo se, al momento di vederli la prima volta, ero consapevole dell'importanza di ciascuno di essi.
E' un dato di fatto, comunque, che i western leoniani, e in particolare la cosiddetta "trilogia del dollaro", hanno avuto un impatto notevole e durevole sulla scena cinematografica mondiale, un impatto che ancora oggi getta la sua ombra e si intravede nella formazione di numerosi registi moderni (Tarantino su tutti); su questo non si discute, ed è una caratteristica che fin da subito do per scontata.
Parlando del film in sé, a colpirmi e a farmelo apprezzare in maniera particolare sono aspetti forse diversi da quelli indicati dalla maggior parte della gente: forse perché, essendo stati i film di Leone i miei primissimi contatti con il mondo western, le sue caratteristiche rivoluzionarie si sono imposte nella mia mente come la norma fin da subito. Perciò, non starò qui a blaterare sull'ambiguità morale del protagonista paragonato a un John Wayne o a un Gary Cooper: ci ho messo molto poco a sviluppare un profondo odio per il western classico, ed evito accuratamente ogni singolo esempio di tale genere, dato che basta solo una manciata di secondi di visione per rendermi subito disinteressato, e questo per ragioni non necessariamente legate all'attore protagonista. Raramente mi sono in un genere che trasudi noia e banalità come il western classico.
Può darsi che c'entri qualcosa anche l'elemento nostalgia, ma anche con uno sguardo oggettivo, Per un pugno di dollari si distingue dal filone principale per pochi, ma decisivi aspetti: innanzitutto, la regia. Ancora siamo lontani dalla perfezione tecnica che Leone apporterà ai suoi lungometraggi successivi: certo, qua e là si nota che i suoi tratti distintivi


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sono già presenti, ma in questo caso Leone sembra concentrarsi di più sul raccontare la storia senza troppi fronzoli, e infatti questa fila via senza complicazioni, senza artifici o trucchi inutili; tuttavia, nella sua regia si sente una travolgente energia, una freschezza che si esprime anche attraverso una sagace sceneggiatura che, pur riprendendo di peso la trama del Yojimbo di Akira Kurosawa, a livello di dialoghi è pura farina del sacco di Leone, Duccio Tessari e Fernando di Leo. Il risultato è un concentrato di scambi davvero divertenti,


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e battute entrate nell'immaginario storico che non starò qui ad elencare, dato che a questo punto ve le starete citando da soli.
Un altro asset importante è l'allora sconosciuto Clint Eastwood, che verrà consacrato a star proprio da questo film, ed è innegabile che lui sia la scelta perfetta per il ruolo: la sua maschera (quasi) impassibile, l'intensità dei suoi sguardi, il linguaggio corporeo volutamente "pigro", sono tutti aspetti che descrivono un'elusiva ma carismatica personalità, forse la cosa più riuscita del film. Il resto del cast non se la cava male, anche se l'unica vera concorrenza di Eastwood è l'istrionico Gian Maria Volonté, il cui personaggio, comunque, non ha nulla di interessante oltre l'interpretazione che lo galvanizza.
E infine vi è lei, l'unica e universalmente nota colonna sonora, opera di quel genio, maestro di nome Ennio Morricone, anch'essa entrata nell'immaginario comune grazie ai suoi trascinanti temi e all'utilizzo del celeberrimo fischio.
Comunque, è bene notare che, pur con tutti i suoi pregi, a mio parere non si può parlare veramente di capolavoro, per un semplice motivo: ogni aspetto che ho appena elencato verrà preso e migliorato ulteriormente in ognuno dei western successivi. Qui siamo ancora agli inizi, e tutto, dalla sceneggiatura, alla regia di Leone, alla musica e alle interpretazioni, è ancora in fase di rodaggio: soltanto in seguito, tutti loro giungeranno a maturazione. Come ho già accennato, i tratti distintivi di Leone si notano solo a tratti, la storia è riciclata da un altro film, a parte Eastwood e Volonté, entrambi bravi ma non ancora eccelsi, non si notano altre interpretazioni particolari; e anche la musica, per quanto ben fatta, è lontana dai migliori lavori di Morricone, di cui qui manca la fluidità e l'ispirazione che traspariranno grandemente nelle opere seguenti (lo stesso Morricone ancora oggi considera Per un pugno di dollari il peggior film di Leone e la sua peggiore colonna sonora).
Ad ogni modo, siamo di fronte a un caposaldo di un nuovo genere: anche se imperfetto, si tratta comunque di vero Cinema, fatto con la testa e con il cuore, e sarebbe da pazzi rifiutare di goderselo.


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