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SNATCH, LO STRAPPO regia di Guy Ritchie

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amterme63     6 / 10  11/07/2011 22:33:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il problema di questo film è che l'ho visto poco dopo "Lock and Stock". Purtroppo fin dalle prime scene non ho potuto fare a meno di provare la sensazione di qualcosa di già visto e questo per un film a matrice comico-satirica è qualcosa che taglia le gambe.
Non è che "Snatch" sia identico a "Lock and Stock", solo che ne condivide pari pari l'atmosfera, la struttura, lo svolgimento, lo spirito, la tipologia dei personaggi, l'andamento delle vicende, il loro incrociarsi finale e la vittoria che arride a chi apparentemente sembrava il più sfigàto.
Quindi per il significato del film si rimanda al commento di "Lock and Stock".
A peggiorare le cose c'è il fatto che qui le varie storie sono meno amalgamate fra di loro e si fa fatica a seguirle tutte. Inoltre l'incocrio finale delle storie è più arzigogolato e meno riuscito rispetto a "Lock and Stock". Purtroppo la scena finale di "Snatch" non ha l'irresistibile arguzia e l'immensa comicità della corrispondente scena di "Lock and Stock".
Escono fuori in "Snatch" poi alcune forzature, alcuni "favoritismi" narrativi un po' arbitrari, soprattutto nei confronti del personaggio interpretato da Brad Pitt, che lasciano intravedere il ricorso ai classici e sicuri trucchi dell'eroismo mainstream. In "Lock and Stock" invece non sempre andava bene ai protagonisti e anche loro erano sottoposti a satira.
In "Snatch" si tende a cristallizzare la vivacità di "Lock and Stock" in schemi e stereotipi, si sente strisciante il pericolo del puntare sul collaudato per ottenere il favore del pubblico.
Manca poi la sottotrama padre-figlio che dava un po' di rilevanza etica alla storia di "Lock and Stock", manca poi il sottotesto politico che vede la fortuna arridere ai gregari e ai "proletari" del crimine. In "Snatch" predomina invece l'etica del gruppo (quello degli zingari, l'unica struttura che "regge").
Rispetto a "Lock and Stock", "Snatch" sfoggia una tecnica più varia, più virtuosa, con un montaggio molto spezzato e frenetico (fin troppo), uso di split screen, ellissi causa-effetto di grande presa comica, scene a ricorso narrativo di provata e affidabile matrice tarantiniana, ecc. Insomma dal punto di vista tecnico Ritchie ha fatto grossi progressi con questo film. E' in pratica l'unica cosa buona del film.
A questo punto mi meraviglio ancora di più come Bergman abbia potuto girare tre film uno dietro l'altro con gli stessi attori (Liv Ullman e Max von Sidow), trattando in pratica lo stesso argomento, riuscendo tutte le volte ad emozionare, ad appassionare e a lasciare colpito lo spettatore. Evidentemente i temi drammatici, esistenzialisti si prestano di più a essere variati. Più che altro Bergman riusciva sempre a imbastire immagini nuove, atmosfere sempre particolari, storie estremamente coinvolgenti che facevano apparire tutte le volte nuovo lo stesso tema.
Il genere Pulp invece ha un fiato molto, molto più corto. Vive di stilizzazioni e artifici formali e quindi permette un campo molto più limitato di varianza. Il suo mondo è artificiale e artificioso e non lo si può cambiare senza far crollare tutta la struttura. L'estraniamento non aiuta poi ad approfondire o a variare i punti di vista. Il suo limite è la ripetitività dei modi e dei temi. L'unica soluzione è operare sull'enfasi con cui i temi vengono trattati; per esempio la variante epica di "Kill Bill" o la variante manierista di "Sin City", altrimenti dilaga la noia e il fastidio del già visto (come in "Grindhouse a prova di morte")