Proseguendo il racconto di una iniziazione a Cristo (come in Nazarin) che la contemporaneità, le pulsioni sessuali, e i limiti stessi del proprio credo fanno a brandelli. Con pochi ma efficaci simbolismi, unendo (con grande coraggio) sia la critica clericale che quella borghese, dove anche i poveri (proletari) hanno le loro colpe gravi, Bunuel ci regala un'opera potentissima, con un crescendo drammatico da manuale e in finale insopportabile per intelligenza, coerenza e pessimismo di fondo. L'ultima scena infatti, nella sua semplicità, è una delle più grandi chiusure a del cinema tutto.
Ad ognuno le proprie interpretazioni e valutazioni.