Dom Cobb 9 / 10 08/05/2012 21:46:15 » Rispondi Più azione, più morti...più Bond! Dopo l'ottimo ma non eccezionale Casino Royale l'agente segreto più famoso e immortale del mondo torna per la prima volta in un seguito diretto. Il risultato è semplicemente grandioso, merito in parte del cambio di regia, che passa al novellino del mondo action Marc Forster che, se nelle sequenze più concitate non brilla, a causa anche di un montaggio un po' troppo frammentato, ci regala alcune delle migliori sequenze degli ultimi bond-movie
una su tutte, la sequenza a Bregenz, dove si consuma un inseguimento sulle maestose e drammatiche note della Tosca, per non parlare dell'esplosione finale dell'hotel
Anche agli attori viene dato uno spazio più ragionevole: Giannini ha finalmente il tempo di farsi notare, Almaric è un villain memorabile e viscido al punto giusto, la Kurilenko è una delle migliori bond-girl. Forse la canzone dei titoli è un po' deludente, ma tanto è quasi l'unico difetto, insieme al montaggio, di una pellicola praticamente perfetta sotto ogni aspetto.
Occhio alla donna intrisa di petrolio...ricorda qualcosa?
Dom Cobb 22/03/2024 19:11:11 » Rispondi James Bond è sulle tracce dell'organizzazione di Le Chiffre, che si scopre essere molto più grande e stratificata di quanto si potesse immaginare. Una pista lo conduce dall'ambiguo Dominic Greene, intento a portare avanti un sinistro piano di dominio delle riserve idriche in Bolivia; ma oltre a fermare Greene, 007 dovrà fare i conti con il suo senso di vendetta dopo la morte dell'amata Vesper... Per la prima volta nella storia del franchise, la serie dell'agente segreto più famoso del mondo offre un autentico seguito del capitolo precedente, che ne riprende la trama esattamente lì dov'era stata lasciata in sospeso e la sviluppa ulteriormente. Allo stesso modo, si porta avanti l'arco narrativo di Bond, un percorso di crescita che lo porterà ad assumere le caratteristiche e le idiosincrasie che noi tutti associamo al suo personaggio, per com'è stato sviluppato nel corso di mezzo secolo di cinema. Il risultato è un film completamente diverso eppure simile al precedente "Casino Royale" sotto molti aspetti, in primis la costante ricerca di realismo, la crudezza dei toni e una maggiore enfasi sulla violenza e sul lato più vulnerabile del protagonista. Sebbene la trama spionistica soffra gli effetti di una lavorazione travagliata, segnata dallo sciopero degli sceneggiatori,
Numerose sono le scene tagliate che dovevano concludere la storia, in particolare per quanto riguarda il destino di Mr. White lasciato invece in sospeso.
il percorso di Bond intento a leccarsi le ferite, superare il trauma del tradimento di Vesper e andare oltre viene affrontato con sobria maturità, senza quella patina da film impegnato che in parte influenzerà in negativo i film successivi. Merito anche del parallelismo che si viene a creare fra la sua missione e quella della Bond-Girl di turno, la Camille Montes di Olga Kurylenko, anche lei con propositi di vendetta.
La conversazione finale, in cui Bond capisce che vendicare Vesper non colmerà il senso di vuoto e anzi, lo lascerebbe del tutto privo di scopo, così come uno scambio con Mathis al bar di un aereo, sono le scene migliori di tutto il film.
La minaccia data da Greene e dai suoi piani non assume quindi mai un vero peso, se non quello dato dal coinvolgimento personale di Bond e Camille nella faccenda; ma anche lì si vanno a toccare argomenti di attualità tutt'altro che banali, capaci di avvicinare questo "Quantum of Solace" alla deriva più realistica e moralmente grigia intrapresa già nel capitolo precedente.
Si parla del controllo dell'acqua come leva per ottenere potere, ipocrisia delle industrie che attraverso opere di bene fittizie si appropriano di terreni e risorse da sfruttare a proprio vantaggio, del diretto coinvolgimento dei governi occidentali nelle faccende politiche estere, causando oppure accentuando di fatto le crisi che le attanagliano anziché risolverle.
A cambiare drasticamente invece è la confezione, merito della regia dello svizzero Marc Forster: il suo stile rapido e nevrotico viene qui portato all'estremo, con un montaggio al limite dello schizofrenico e un ritmo elevato dall'inizio alla fine, tanto più che il film può vantare la durata più breve di tutto il franchise a soli 102 minuti. L'accento viene messo sull'azione spettacolare, che avviene dovunque e comunque, con ogni mezzo a motore e a piedi, forse anche per sopperire alla mancanza di materiale scritto causa sciopero. Ma è un escamotage che funziona. Al netto di qualche stacco di troppo qui e là, l'azione coinvolge ed eccita, è creativa e soddisfa ampiamente chiunque sia in cerca di un po' di sana adrenalina, grazie anche alla presenza di idee registiche particolarmente ispirate.
Il piano sequenza di Bond e l'avversario di turno che precipitano dal campanile di Siena in un sottostante edificio in costruzione, o la memorabile scena all'opera di Bregenz sulle note della Tosca.
Il film manca forse di quel glamour che era stato recuperato e che in teoria dovrebbe essere di casa nella serie di 007, ma comunque non sfigura; e mostra tutto il budget messo a disposizione, anche grazie ai frequenti cambi di location, dove spiccano per orgoglio personale le ambientazioni italiane di Siena e Talamone. Craig continua a cavarsela in questa particolare iterazione di Bond e stavolta la mancanza di raffinatezza nella confezione gioca a suo favore, facendolo sembrare più a suo agio fra sparatorie e inseguimenti in auto, barca o aereo e, soprattutto, vestito casual. La Kurylenko è un'ottima spalla e il super-viscido Mathieu Amalric fa rabbrividire al solo guardarlo nei panni di Greene. Menzione speciale per Giancarlo Giannini, che compare poco ma lascia il segno, mentre gli altri soffrono degli evidenti tagli fatti in post-produzione. David Arnold qui è alla sua ultima collaborazione col team bondiano e sforna l'ennesima ottima colonna sonora, capace addirittura di trasformare in gradevoli melodie i ritmi alla dubstep della canzone dei titoli, la più controversa e, oggettivamente, meno riuscita della serie. "Quantum of Solace" forse aveva velleità autoriali e intenzioni serie, che però sono tutte andate un po' a farsi benedire in corso di lavorazione. Se le cose fossero andate diversamente ne sarebbe uscito un prodotto migliore oppure no, ma non importa. Quello che conta è che il risultato finale intrattiene e a me dà l'impressione di essere quanto meno più onesto e meno pretenzioso di "Casino Royale". Da molti bistrattato e malvisto, per me "Quantum of Solace" è un netto miglioramento rispetto all'immediato passato; complice il ritmo elevato e la durata ridotta, lo trovo uno dei Bond più godibili, specialmente fra quelli più recenti. VOTO: 9