Cagliostro 4 / 10 14/08/2010 13:30:00 » Rispondi Che Dario Argento sia un grande regista non si discute e questo Giallo, sotto il profilo tecnico della regia lo conferma. Tuttavia sembra aver perduto quella straordinaria capacità visiva e visionaria che ha caratterizzato i suoi film degli anni settanta. La storia di Giallo è al di là dei limite del paradosso:
Enzo Avolfi è stato vittima di un trauma infantile e si è reso colpevole di omicidio... non sarebbe mai stato ammesso nelle forze dell'ordine, almeno in Italia; Avolfi vive in uno scantinato della Questura... immagino come il ministero dell'interno metta a disposizione alloggi del genere ai suoi dipendenti; Avolfi, il lupo solitario che non tollera avere compagni, si lascia fin da subito affiancare nell'indagine da Linda; la malattia da cui è affetto l'assassino si dimostra il solo escamotage narrativo in base al quale l'assassino è individuato e per il resto si rivela un particolare assolutamente gratuito nella trama, eppure dà il titolo al film; un pluriomicida impacchetta una ragazza creduta morta quando questa è ancora viva... ha il tempo di dire che lui è giallo e poi muore (è possibile, ma è ridicolo); si potrebbe continuare a lungo...
il film è in bilico fra il thriller e il torture movie, ma non impressiona, non fa paura e non tiene in tensione. Le motivazioni del killer sono di una superficialità sconcertante, ma questo potrebbe anche starci, se invece non fosse mascherato da un falso approfondimento psicologico:
dimostrato anche dal fatto di voler giocare sulla tematica ormai vecchia come il cucco che il killer e il poliziotto sono due predatori assai simili e mossi dagli stessi istinti. In questo senso è divertente, ma sostanzialmente inutile aver fatto interpretare a Brody entrambi i ruoli pur camuffandolo come si deve (grazie all'esperienza e all'abilità del mio carissimo amico Sergio Stivaletti). neppure il cliché del macellaio assassino ci è stato risparmiato...
I dialoghi sono scarni e spesso inutili sia sotto un profilo narrativo sia sotto quello della caratterizzazione dei personaggi. La progressione narrativa, nonostante che sia vivacizzata da un montaggio assai frammentato e in certi casi gratuito, non convince e non appassiona, anzi è lenta. Anche le scene che ben si sarebbero prestate ad essere violente e truculente sono assolutamente castigate (forse nella versione italiana sarà differente...?).
La buonissima regia di Dario Argento, la notevole fotografia di Fasano e l'interpretazione ottima, come sempre, di Adrien Brody non bastano a salvare un film povero di interesse. Sarebbe il caso che le storie e le sceneggiature fossero più curate e più articolate in modo da garantire ad un prodotto tecnicamente valido anche una certa attrattiva per il pubblico.
Jellybelly 12/10/2010 11:22:34 » Rispondi Ah ma quindi Argento non riesce nell'improba missione di far recitare da cani anche Brody?
avendolo scelto per il doppio ruolo dell'ispettore e di giallo, l'interpretazione di quest'ultimo personaggio è meno convincente. resta però vero, che grazie al buon Sergio, Brody è praticamente irriconoscibile.