StranzCronenber 8 / 10 15/09/2009 12:04:18 » Rispondi Finalmente un film sulla guerra privo di retorica e facili concessioni alla spettacolarizzazione della più immane tragedia che l'uomo possa provocare. I cattivi non sono tutti cattivi, i buoni non sono poi tanto buoni. Sembra banale, eppure di rado si riesce a dipingere uno scenario estremo evitando di radicalizzare le scelte dei protagonisti, in un senso o nell'altro. Persino Clint Eastwood, ad esempio, a distanza di decenni ancora non è riuscito a capire che i buoni troppo onesti diventano antipatici, e soprattutto poco credibili. La guerra è terribile, disumana e spietata. Di conseguenza, gli uomini in guerra devono essere altrettanto disumani e spietati? La risposta che la Bigelow propone è sconcertante: le azioni più temerarie a volte sono indispensabili per salvare il briciolo di umanità che residua in chi è costretto a convivere costantemente con la morte. Eppure, il coraggio di scelte difficili deriva dalla dipendenza (tossica) dagli orrori che si affrontano. E forse, questa, è l'unica risposta giusta. In altri termini, non ci sono eroi in guerra. Tornando al film, devo ammettere di essere un vero e proprio fan della Bigelow, sin dai tempi di Near Dark (stupendo), e questa opera ultima mi ha davvero emozionato per l'originalità del punto di vista adottato e per l'intensità con cui gli eventi vengono rappresentati. Man mano che la visione prosegue, l'impressione che si ha è che il vero, unico personaggio principale sia la pulsione irrefrenabile verso il rischio di saltare in aria. E lo spettatore, insieme all'artificiere, viene assorbito dalla polvere del deserto, fino a diventare parte integrante della desolazione irachena. Molto suggestiva è la sequenza della prima missione del nuovo arrivato, in cui lui si indirizza verso la bomba immerso in una nube di fumo. Scompare alla vista dei compagni e riappare aldilà della coltre bianca, da solo nel bel mezzo dell'incrocio, esposto alla mercè del nemico. Sin dall'inizio, pertanto, una cosa è chiara: da una parte c'è un tossico della guerra, dall'altra tutto il resto. Insomma, evitando di dilungarmi troppo, il film è davvero stupendo.
Una nota a parte la meritano due particolari sequenze. 1) Il cecchino nemico spara, vediamo il lampo e sentiamo il rumore. Una frazione di secondo di attesa ci consente di pensare: dai, spostati, maledizione! Un attimo dopo, il "nostro" soldato è morto. In una sequenza di pochi secondi, è racchiusa l'essenza della guerra. 2) Quando l'artificiere scopre che il bambino è vivo, se ne allontana rifiutando ogni contatto, rifiutando forse l'unico sentimento ancora rimastogli, e cedendo definitivamente alla dipendenza da guerra.