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TAXI DRIVER regia di Martin Scorsese

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Mr.619     10 / 10  02/07/2009 12:15:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Pellicola sfuocata e simbolicamente decerebrata, è facilmente ritenibile il capolavoro, per antonomasia e fama, del regista italo-americano Martin Scorsese.In questo film, che inquadra nell'arco della sua lunga durata un'epoca, un tempo, un "American way of life" pregiatamente corrispondente agli anni '70, era in cui in città come New York era estremamente opportuno e alquanto interessante osservare, alla stregua di antropologi e sociologi esploratori delle fenomenologie dell'animo umano ( in addizione ai loro corrispettivi rifacimenti nella vita giornaliera e lavorativa), questa molteplicità, caos, disordine di forme conturbabnti, messe in moto da un filo al quale sono terribilmente (!) legati (come delle marionette), e vedere, un pò come disse Epicuro nella sua introduzione al "De rerum natura", dalla propria posizione di sicurezza (in questo caso di instabilità patologica e affettiva) il resto dell'umanità ( sia ben chiaro, non società) andare terribilmente alla deriva.Il taxista Travis Bickle è la metafora per la stanchezza, la noia, la disillusione e l'indelebile onta di fatica e sofferenza, e quindi solitudine, che tutti gli uomini recano con sè al loro interno, sebbene non lo diano mai a mostrare ( gli altri non comprenderebbero).Il suo stesso rivoltarsi, la sua magniloquente metamorfosi è indizio di un dilaniatissimo "status" dell'Io afflitto, che, mediante il cambiamento in quelle che sono le "formae animi" offerte dalla società, diviene suo artefice e sacrificatore carnale, e, in definitiva, capro espiatorio e "bonus casus belli".L'omologazione è anticipazione dellla reminiscenza sensitiva ( il diario).Per quanto riguarda il lato tecnico, non ho mai visto una fotografia così incantevole ed oleografica come quella curata con amore dal direttore MIchael Chapman: la scena iniziale è veramente totalizzante e , al contempo, estemporaneamente pacificante.Capolavoro.