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THE HURT LOCKER regia di Kathryn Bigelow

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  03/02/2009 10:43:55 » Rispondi
Ancora un film sull'Iraq,questa volta rappresentato da un punto di vista inusuale,ovvero attraverso l'operato di un gruppo di artificieri dell'esercito americano.
Kathryn Bigelow,con stile quasi documentaristico,gira come sua abitudine in maniera molto veloce e diretta,concentrandosi sulla figura del Sergente James (un bravo Jeremy Renner) incosciente disinnescatore di bombe dalle straordinarie capacità.
Non vi è critica nei confronti della politica d'aggressione americana,non vi è condanna o denuncia per i comportamenti dei soldati,"The Hurt Locker" entra nella psiche di un uomo che ha elevato la guerra a sua unica ragione di vita,un sorta di droga,come recita la citazione d'apertura,cui è impossibile sottrarsi.
Non mi pare di percepire un messaggio ambiguo nell’operato della Bigelow,il cieco,addirittura folle patriottismo del protagonista non è da leggersi come un’esaltazione di machismo o di un’attitudine guerrafondaia,semmai è da etichettarsi come un’analisi dell’uomo medio,un tipo ordinario,forse addirittura mediocre, che trae la propria soddisfazione esistenziale mediante lo svolgimento del suo lavoro.Attraverso esso riesce infatti ad affrancarsi da quella vita in cui è solo uno dei tanti,il suo operato gli permette di eccellere,di essere il migliore,criticato magari, ma soprattutto apprezzato,rispettato ed ammirato da chi gli sta intorno.
La sua assuefazione è così forte che nemmeno l’amore della famiglia, o un fatto cruento che per la prima volta lo sconvolgerà inducendolo ad agire in maniera sconsiderata,riusciranno a convincerlo ad abbandonare.
Kathryn Bigelow esibisce un lavoro solido,solo parzialmente inficiato da qualche momento di stanca o da qualche scadimento nel banale.La sua scelta di relegare a piccole apparizioni gli attori più noti,affidandosi quindi a volti poco conosciuti paga,perché l’immedesimazione con l’uomo medio a questo punto è immediata e soprattutto perfetta per l’approfondimento di un individuo che giocando con la morte ed esorcizzandola quotidianamente trova l’unica ragione per la quale valga la pena vivere.