strange_river 9½ / 10 25/11/2008 17:13:32 » Rispondi Siamo dalle parti del film perfetto, carico di significati, a mio avviso, a più livelli. La tecnica cinematografica e la struttura narrativa (che altro dire se non egregi) sono gli strumenti con cui Nolan ci fa immedesimare con il protagonista costringendoci ad unirci alla sua faticosa, impensabile ricerca di punti fermi con una concentrazione tesa al massimo, spaventati dall'eventualità di perdere qualche dettaglio fondamentale per comprendere quello che sta accadendo e 'perchè' (soprattutto perchè) sta accadendo. E già questo sarebbe sufficiente a scatenare la nostra ammirazione. Credo però che Nolan abbia osato di più e la sua voglia anche essere una metafora molto estrema della condizione umana.
Ogni mattina Leonard si chiede "Sono sveglio. Dove sono?" per poi affannosamente ricercare le sue certezze (la sua vita) sotto forma dei biglietti che lui stesso ha scritto.
Non è forse questa una condizione in qualche senso comune, tranne che nel suo caso la necessità di porsi quelle domande è incessante e insostenibile per chiunque? E quelle che lui (noi?) definiamo certezze non sono forse altro che opinioni da cui discendono delle scelte?
Tutta la vicenda scaturisce dal momento in cui Leonard decide che Teddy mente, da cui deriva il 'primo fatto' - quello da tatuare indelebilmente per non poterlo mai dimenticare. Non è forse questa una scelta derivante dal bisogno, incancellabile anche per uno senza memoria, di avere uno scopo per il quale costruire poi un'archittetura di fatti?
Le certezze si sostituiscono ai fatti, i fatti non sono altro che scelte e Leonard vaga deciso dall'uno all'altro, riproducendo all'infinito il motivo del suo stesso vagare.