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IL PETROLIERE regia di Paul Thomas Anderson

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TetronimoGupis     6½ / 10  17/02/2008 12:20:23 » Rispondi
I miei "compagni di film" hanno rischiato di collassare quando il film ha preso quella particolare piega. Quale piega? Semplice: dopo un'ora e mezza di pellicola, qualcosa lasciava intuire che non mancavano pochi minuti alla fine di una storia già di per se pesante... bensì più di un'ora. E' una cosa che non pesa, quando il meccanismo del film ti ha intrappolato, incuriosito, o semplicemente ha creato un legame empatico con lo spettatore. Ma sta volta ha avuto un peso schiacciante.
Non voglio negare la qualità del film. Una ricostruzione storica davvero da brivido, colori, costumi, scenografie, ogni dettaglio è perfetto e ci catapulta in un mondo per noi anche un po' esotico e distante, ma che sicuramente significa molto di più per un americano. Si sente l'odore del petrolio. Chi, come me, non conosce bene quel periodo storico, resta affascinato e apprende molte cose. La nascita di una guerra non solo economica che ancora oggi è protagonista indiscussa della vita di chiunque, e soprattutto il ripetersi dell'eterno confronto tra i due poteri più grandi: l'oro e la religione. E' proprio questo il pregio più grande del film, secondo me. Presentare un mondo in cui il terzo grande potere è del tutto assente. Evito la definizione triviale (anche se azzeccatissima) data dai miei amici a questo "terzo potere". Ma è la donna, la vera assente del film, e con lei l'amore, di cui non c'è traccia. E' un'assenza voluta, sottolineata (tanto da ricordarmi le scelte di Ciprì e Maresco).
Ne deriva un film teso che solo un attorone come Daniel Day-Lewis poteva portarsi sulle spalle, abbadnonato a se stesso, senza un vero antagonista per gran parte del film, senza una donna, e soprattutto senza una chiara evoluzione psicologica. Cresce, certo, il personaggio è molto credibile, la sceneggiatura è raffinata e allusiva, la calma è tesa e le esplosioni inevitabili... Ma i silenzi, le lunghe pause, i momenti morti, sono abbandonati a loro stessi, o meglio alla faccia espressiva del povero Daniel. Che da solo, lasciatemelo dire, non basta. Perchè quando non parla, nessun altro parla, le battute latitano, lo sceneggiatore pretende che gli occhi facciano quello che il copione non fa, non dice, non spiega, resta silenzio, attesa... Anche se la colonna sonora cerca di riempire quel vuoto nervosamente, ne risulta una delle musiche più irritanti di sempre. Fuori luogo, l'avete definita. Concordo. Crea tensione proprio dove non serve e sinceramente non ha un vero e proprio tema (a parte quell'alternare di due note gravi che forse vorrebbe richiamare l'andamento ciclico delle trivelle, chissà). Emicrania.
In sintesi, il film non riesce. La struttura narrativa è solida ma diluita in modo sbagliato. Diventa presto "pesante". Grandi attori, magnifica fotografia, begli "apici" ma disseminati in modo che manchi costantemente il senso del ritmo.
Grande affresco, ma quasi statico.
Mr_Blue  17/02/2008 14:38:50 » Rispondi
Perdonami, ma la noia non è proprio un parametro di giudizio.
Il film è un gioco di sguardi e di intese tra due fenomeni del Cinema, quando Day Lewis si defila entra in gioco Anderson, che a sua volta, spesso, lascia carta bianca all'espressività del fenomenale attore del suo film. Non c'è un vuoto in questa Opera, è tutto contenuto, è tutto spunto, è tutto Cinema. Comprese le musiche, che sono splendide, distoniche, tese. Tu dici che è durato troppo, io un film del genere avrei voluto non finisse mai.
TetronimoGupis  17/02/2008 14:58:50 » Rispondi
Per carità, la noia non è il parametro, ma corre parallela al mio giudizio. Se mi emoziono (invece di annoiarmi) è ovvio che la mia opinione sia più alta. E ho argomentato il perchè della noia: tu vedi entrare in gioco Anderson in quei momenti che io giudico "pesanti". Io invece vedo scomaprire anche Anderson. Solo Daniel Day-Lewis non mi basta. E' incredibile (soprattutto se ascoltato in lingua originale), espresivo, realismo e mistero in perfetto equilibro in un personaggio riuscitissimo... ma non mi basta a reggere quei momenti del film. Sarà che abbiamo diversi palati e sensibilità, banalmente. Ma quei sapori che tu percepisci, a me non arrivano.
Ne parlavo coi miei amici dopo la visione del film. Amo anche le opere che vivono di contenuto, amo persino la forma che riempie i vuoti del contenuto. Amo Kubrick perchè nei lunghi "silenzi" di 2001 dice davvero tantissimo, complice la scelta musicale, lo stupore, l'attesa e le aspettative. Nel film in oggetto invece, mi pare che non si riescaa delegare un lavoro così importante agli occhi del protagonista, al direttore della fotografia e alla musica. E sono tre ingredienti sapientemente miscelati, non lo metto in dubbio (tranne la musica che semplicemente non mi è sembrata sposarsi con il resto). Tanti ingredienti buoni non fanno necessariamente un buon sapore. Per quanto mi riguarda, non gradisco la ricetta finita, che comunque, per citarti, rimane un esempio di cinema assai prezioso "per portata, realizzazione e interpretazione "
Tutto, ovviamente, dipende dai miei gusti personali. Apprezzo le tue idee e capisco che un film del genere possa anche brillare in questo pantano di produzioni assolutamente anonime.
Mr_Blue  17/02/2008 15:08:28 » Rispondi
Certo, non metto di certo in dubbio la tua soggettività, ci mancherebbe.
Ci tenevo solo a sottolineare la fattura del film, che comunque, al di fuori di ogni valutazione soggettiva, è evidentemente di grandissimo valore.
Così come la regia, che a mio avviso però sottovaluti.
TetronimoGupis  17/02/2008 15:25:26 » Rispondi
Rileggendo il secondo paragrafo della mia recensione, ti accorgerari che quello che ho subito come difetto non ha inquinato del tutto il mio giudizio. La qualità del film è innegabile. Il regista ha stile e amore per il mestiere che fa. E la "materia" di cui è composto il film è più preziosa dell'oro nero. E' una bellissima macchina. Diciamo però che una volta messa in moto, non mi piace come si muove. Ma non posso darti torto.