Rask 9 / 10 11/02/2008 00:44:56 » Rispondi L'uomo, solo. Alla ricerca di una qualche empatia con una natura aliena, ostile e seducente. Si percorre un'ideale ontogenesi della specie e dello spirito dell'individuo in opposte direzioni e si torna a una forma antica e selvaggia di coscienza, prima di una società che converta sicurezze in assuefazioni, ancora prima, fino alla mancanza del simile a sé, del riconoscimento dell'altro, di una qualunque relazionalità alla pari. Prima, c'era la sensazione di un mondo nato non per l'uomo, un caos armonico senza valori in cui essere liberi di provare meraviglia e paura, e di morire soli. Un'elegia dell'autenticità, del rigore morale nel guardare in faccia il vero, nel chiamare le cose col loro nome. Una serena reimmersione dell'uomo nell'utero della natura, a ricordarci che è nata senza di lui e senza di lui morirà. E la condivisione, come speranza di felicità, promessa di senso, che cerca disperatamente di convivere con un ritorno alle origini emotive che il mondo degli uomini ha dimenticato. Per chi vive la regressione di Alex come una liberazione, Into the wild è un'esperienza religiosa.
Jellybelly 11/02/2008 10:34:08 » Rispondi Bravo giovanotto. Dai, stasera ti passo a prendere e ce ne andiamo intudeuaild a fare 4 passi in riva all'aniene.
Rask 13/02/2008 11:06:20 » Rispondi No, poi mi verrebbe voglia di usarti come kayak.
Jellybelly 13/02/2008 12:02:45 » Rispondi Ma no, io ti sarò più utile come sherpa; per il kayak troveremo di sicuro qualche carcassa di zingaro da utilizzare alla bisogna.
vlad 17/02/2008 17:20:39 » Rispondi "Per chi vive la regressione di Alex come una liberazione, Into the wild è un'esperienza religiosa"
da ateo, dico: è vero; ma se fossi un fondamentalista islamico, correrei a comprare del tritolo.
ps. ad ogni modo, solo tu plachi la mia sete di eccellenza, raskolnikov simile a un dio.