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ASSASSINI NATI regia di Oliver Stone

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amterme63     5 / 10  20/11/2007 23:25:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un film molto ambiguo. Non ho capito se il suo scopo è quello di mettere in guarda dalla degenerazione sociale e individuale negli USA (e nel mondo moderno) o se in maniera subdola voglia proprio esaltare la violenza, l’istinto distruttivo e cinico usato dall’individuo “superuomo”.
C’è modo e modo per descrivere la bestialità umana. In Salò Pasolini si comporta in maniera molto cruda e diretta, proprio per colpire e disturbare lo spettatore. I sadici poi non hanno per niente l’apparenza di eroi e anzi appaiono molto meschini. Kubrick in Arancia Meccanica analizza in maniera molto sottile e dialettica il comportamento di un violento, ne scopre le contraddizioni, i meccanismi contorti e non esita a umiliarlo, a fargli patire una specie di contrappasso. Tarantino in Pulp Fiction ha l’intelligenza di far apparire poco serio il tutto, mescolando gli stili, infarcendo le scene esageratamente violente con discorsi frivoli e banali e evitando di creare degli “eroi”, ma piuttosto delle figure buffe. Stone invece dipinge un quadro sociale e umano completamente negativo, abitato solo da comprimari, figure deboli, passive e scialbe. Su questo mondo basso e volgare imperano i due protagonisti, i quali svettano per forza, bellezza, intelligenza e decisione. Il ridicolo e il grottesco è appannaggio esclusivo dei personaggi di contorno, le vittime, mentre i carnefici vengono spesso paragonati a animali selvatici e feroci, a potenti immagini di forze assolute o demoniache. Si dà loro anche desideri “nobili”, come sposarsi o volere una famiglia (!!). Sembra si voglia dividere il mondo fra cattivi insulsi e cattivi affascinanti. Nel mezzo il popolo bue, carne da macello o cieca massa distruttrice infiammata dai discorsi dei leader (la rivolta in carcere). Il film si inserisce spiritualmente nel campo dell’idealismo americano, che vede il reale come frutto di interventi esterni: o il bene o il male, o Dio o il Demonio. A fronte di film che esaltano acriticamente il Bene, qui si fa la stessa operazione con il Male, paragonato alle leggi di natura darwiniane o al concetto di superuomo al sopra di qualunque risvolto etico. “Nascendo” assassino, si suggerisce l’esistenza di un concetto di “razza”, cioè di qualcosa che è congenito al proprio DNA.
La stessa ambiguità e confusione la si riscontra nella resa stilistica del film. Non si segue un metodo univoco o plausibile. E’ tutto un susseguirsi di spezzoni di stili diversi, un po’ a casaccio; inquadrature insolite, inserimenti di immagini le più disparate, passaggi improvvisi dal colore al bianco e nero, la cui logica spesso sfugge.
Stone non si accorge di diventare come quell’intervistatore televisivo del film, il quale si fa affascinare da chi avrebbe dovuto smascherare, finisce per imitarli e per essere travolto. Questo mi sembra il destino di Stone con questo film.