ULTRAVIOLENCE78 8 / 10 21/10/2007 03:23:38 » Rispondi Come in "Inland Empire", anche in questo film bisogna lasciarsi trasportare dalla bellezza e dalla forza delle immagini e dalle emozioni che esse suscitano (la scena dell'amplesso sulle note di "song to the siren" è da brividi). Come nel sopra citato "inland Empire" e nel prodigioso "Mulholland Drive", anche in "Strade perdute" la linea di demarcazione tra conscio e inconscio, tra realtà e immaginazione è estremamente labile. La dimensione interiore del protagonista si mescola con quella esterna generando un forte senso di spaesamento in chi guarda. Come nel successivo "Mulholland Drive", i pezzi del mosaico si ricompongono alla fine del film (anche se qui è obiettivamente più arduo ricollegare tutti gli eventi): la potenza di questa pellicola risiede, tuttavia, non tanto nella dinamica in cui si dipana la storia, quanto nella straordinaria capacità di Lynch di dischiudere e mostrarci i lati più oscuri e i recessi più profondi della psiche dell'uomo: la scissione che si verifica a un certo punto e i dialoghi con un soggetto misterioso non sono altro che proiezioni del cervello materializzate. Lynch, dunque, si sofferma a scandagliare l'interiorità dell'esistenza umana, mettendola sullo stesso piano della dimensione esteriore, perchè la prima, come la seconda, fa parte della realtà: entrambi questi elementi costituiscono 2 aspetti inscindibili dell'essere , e pertanto l'uno non può escludere l'altro. Questa tematica si svilupperà e raggiungerà il suo apice nei 2 successivi film.